Il popolo della Bulgaria ha scelto la discontinuità nelle elezioni per eleggere il nuovo governo. Torna a sedere nella stanza dei bottoni l’ex – ormai nuovo – premier Boyko Borisov, che ha vinto le elezioni generali. Le quinte in due anni. Segno, questo, che mostra una grande instabilità politica nel paese bulgaro.
Il partito conservatore populista Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (Gerb) ha vinto le politiche con il 26,7% dei voti, due punti percentuali in più rispetto al premier uscente, Kiril Petrov, il cui partito, Continuiamo il cambiamento (PP), si piazza al 24,7%. Secondo l’80% dello spoglio dei voti, il terzo partito più votato è stato quello dell’ultranazionalista – e filorusso – Vazrazhdane (Resurrezione) con il 14,6%, davanti al movimento Diritti e Libertà DPS con il 12,7%. Dietro a queste forze, i socialisti (ex-comunisti) del BSP sono entrati nel Parlamento di 240 seggi con il 9% e, a sorpresa, i populisti dell’ITN con il 4,2% dei voti.
Fatte le elezioni in Bulgaria, bisogna però costruire il governo. La strada più semplice e logica – matematicamente parlando – sarebbe che i primi due partiti unissero le proprie forze per governare. Una strada non percorribile, però, perché Gerb e PP sono agli antipodi. Borisov potrebbe sondare il terreno di Resurrezione, conservatore di estrema destra, che però è scettico sull’ingresso della Bulgaria nell’Eurozona.
Comunque vada, chi formerà il nuovo governo bulgaro dovrà affrontare sfide difficili, da risolvere in breve tempo. Il popolo bulgaro è infatti stressato dalla guerra in Ucraina e dalle sue conseguenze sull’economia del paese, soprattutto per quel che riguarda l’aumento dei prezzi energetici. Giorni fa le autorità avevano annunciato una inflazione galoppante al 16,9 per cento ma, secondo alcuni economisti, potrebbe addirittura sfiorare l 35 per cento. I bulgari sono anche tartassati dalle bollette astronomiche. Dopo lo stop delle forniture di gas russo, il riscaldamento e la luce hanno avuto un incremento di circa il 30%.