Come confermato ieri Papa Francesco ha presieduto la cerimonia della Domenica delle Palme, aperta dall’angelus. Piazza San Pietro attendeva con grande trepidazione l’arrivo del Pontefice ed è prorotta in un lungo momento di tripudio all’arrivo della papamobile. I fedeli si sono così adunati come ali mentre Bergoglio si avvicinava ai piedi dell’Obelisco. Il Papa è poi sceso e ha dato avvio alla solenne celebrazione, benedicendo le palme.
Circa 30mila i fedeli presenti in Vaticano. Di fronte a loro la figura del Santo Padre, reduce dal ricovero ospedaliero al Policlinico Gemelli, apparso provato dalla degenza. Il Papa ha parlato con la voce debole e lievemente affannata, forse figlia dello sforzo compiuto per raggiungere in autonomia l’altare, sorretto dall’inseparabile bastone.
Alla funzione sono presenti anche due figure “macchiate” del Vaticano: monsignor Georg Ganswein, prefetto della Casa Pontificia congelato nel suo ruolo da Bergoglio ed ex segretario particolare di Benedetto XVI; cardinale Angelo Becciu, indagato a Londra per frode finanziaria.
Angelus Papa Francesco, abbandono come conseguenza di strappi sociali
La sua omelia, recitata come spesso accade a braccio, è stata dedicata al tema della solitudine e dell’abbandono:
Gesù, abbandonato a sua volta, ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati
Papa Francesco stila dunque un lungo elenco di persone umiliate, sfruttate, fino a scomparire e diventare invisibili. Persone che si trasformano in numeri, come per i migranti e i detenuti, che non si ha il coraggio di guardare. Individui che vengono esclusi a priori dall’integrazione con la società, a cui nessuno presta attenzione poiché distanti dal proprio quotidiano. Ecco dunque che l’invito di Bergoglio è a non girarsi dall’altra parte, poiché la mancanza di ascolto nei loro confronti precluderebbe qualsiasi via di riscatto.
Il Pontefice ha citato anche esempi concreti, come il clochard deceduto sotto il colonnato di Roma. Il messaggio estremo è che Dio non abbandona mai nessuno. Nemmeno chi è dilaniato dai sensi di colpa o dal dolore estremo, persino da quello originato da chi ha rifiutato un figlio e ha deciso di interrompere una gravidanza.