Vernice nera a base di carbone vegetale all’interno della fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna, nel centro di Roma. È questo l’ultimo blitz messo a punto dagli attivisti per l’ambiente di Ultima Generazione con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere al governo di agire bloccando i sussidi a favore dei combustili fossili. Una causa che, per quanto giusta, da mesi viene portata avanti con azioni che prendono di mira il patrimonio culturale italiano, finendo per scatenare non poche polemiche, anche a livello politico. “Direi che ora basta”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso di un’intervista rilasciata al Messaggero.
Barcaccia imbrattata, le dichiarazioni del ministro Sangiuliano
“Direi che ora basta. E basta anche con gli ammiccamenti. Chi imbratta, rovina, deturpa, deve pagare, anche i danni”. Sono queste le parole del ministro Sangiuliano al Messaggero all’indomani del blitz degli attivisti per il clima alla Barcaccia di Roma. “Da lunedì – prosegue – il ministero si costituirà parte civile nei procedimenti penali che scaturiranno dagli ultimi fatti accaduti, a Firenze, a Roma o altrove”. Le azioni degli ambientalisti di Ultima Generazione – così come quelli del gruppo Extinction Rebellion – vanno avanti ormai da mesi e, oltre ai blocchi stradali sulle grandi arterie di città come Roma, hanno più volte preso di mira il patrimonio culturale, con l’intento di accendere i riflettori sulla crisi climatica.
Tra le ultime proteste, a far parlare è stata soprattutto quella contro la facciata principale di Palazzo Vecchio, sede del comune di Firenze, in piazza della Signoria, imbrattata con della vernice arancione. Secondo Sangiuliano, il blitz di Roma “è la goccia che fa traboccare il vaso”. “È ora di dire basta – ha detto -: siamo davanti a una sistematica azione di vandalismo del nostro patrimonio artistico e culturale che non c’entra assolutamente nulla con la tutela dell’ambiente”. E ha aggiunto: “Chi danneggia i nostri beni culturali non può passarla liscia e va punito severamente”. Stanto alle sue parole, sarebbe già al lavoro su “una norma che faccia pagare ai responsabili di questi danni gli interventi necessari per il ripristino dei luoghi”.
Il ministro rivela anche di aver parlato della situazione con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, annunciando: “Stiamo studiando soprattutto una sanzione amministrativa. Chi compie queste azioni, in aggiunta alle norme penali che potranno essere inasprite, deve pagare di tasca propria”. Secondo lui, infatti, si tratta di vandali nel senso vero e proprio del termine. E, come tali, andrebbero puniti. “Nella nozione di ambiente – spiega – non rientrano solo gli elementi naturali ma anche le opere d’arte realizzate dagli esseri umani in secoli di storia”. Ecco perché, in seguito ai fatti di Roma, avrebbe ora chiesto a una commissione di esperti “uno studio approfondito” sulle eventuali conseguenze apportate alla fontana, tra i simboli di Roma. “Non è corretto affermare che si tratta di azioni dimostative. I danni possono essere permanenti”, conclude.
Le motivazioni degli attivisti coinvolti
Gli ambientalisti coinvolti nelle azioni si difendono sostenendo che i materiali utilizzati sono di origine vegetale e quindi lavabili. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha fatto sapere, in effetti, che “con la ripulitura e la riapertura del getto d’acqua si è ripristinata la piena funzionalità della Barcaccia”. Alla folla presente intorno alla fontana nel corso della protesta gli attivisti – poi fermati – avevano urlato: “Se vedere quest’acqua nera vi sconvolge è perché, come noi, riconoscete quanto sia prezioso quello che stiamo perdendo”. Il loro obiettivo è accendere i riflettori sulla crisi climatica, sensibilizzando l’opinione pubblica e chiedendo al governo di “smettere di investire in sussidi dannosi per l’ambiente”. Sono in molti, però, a condannare le modalità, che rischiano di oscurare la causa.