La squadra mobile non ha dubbi, la dinamica che ha portato all’omicidio a Roma di Andrea Fiore sembra ormai piuttosto chiara. Dopo aver fermato Daniele Viti ad inizio settimana, oggi le forze dell’ordine hanno emanato il provvedimento di fermo anche per un complice. Si tratta di un 43enne italiano, già noto per detenzione di sostanze stupefacenti.
Omicidio Roma, l’indagine della squadra mobile
L’omicidio di Andrea Fiore, il cinquantaquattrenne ucciso durante la notte tra domenica e lunedì scorso, nel suo appartamento di via Pisoni, al Quadraro sembra essere sempre più vicino alla risoluzione. Secondo le forze dell’ordine che stanno indagando il delitto è stato frutto di “una accurata pianificazione, in ogni minimo particolare”. Gli autori del reato – si legge nel provvedimento di fermo di Daniele Viti – “dopo aver simulato l’appartenenza alle Forze dell’Ordine, intorno alle 21.30, hanno prelevato l’uomo in strada. Con l’uso della forza lo hanno introdotto nella loro auto e privato della sua libertà personale. Lo hanno colpito con un pugno al volto e lo hanno minacciato di morte qualora non avesse collaborato fornendo le informazioni richieste”. In particolare i killer volevano avere notizie rispetto al legame della vittima con “tale Gigio”. Si tratta del soprannome attribuito a Luigi Finizio, a sua volta vittima di un agguato a seguito del quale è deceduto, a causa dei colpi d’arma da fuoco, lo scorso il 13 marzo in via degli Angeli.
Viti, secondo quanto si apprende dagli investigatori della squadra mobile, è un soggetto pericoloso “che evidenzia scaltrezza e spregiudicatezza criminale ben superiore a qualunque ragionevole considerazione”. Durante lo svolgimento dell’azione delittuosa, “perdurata nel tempo”, sempre Viti “non ha dimostrato esitazione alcuna permanendo in uno stato di determinazione all’esecuzione dell’omicidio”. Già noto alle forze dell’ordine per una serie di denunce e precedenti penali, Viti “si è reso subito irreperibile” dopo l’agguato a Fiore, tanto da essere stato rintracciato in strada nella zona di Corviale, ben distante dalla propria residenza in provincia di Frosinone che risultava negli archivi. Su Viti, per chi indaga, grava anche un concreto pericolo di fuga avendo l’uomo fatto ricorso negli ultimi tempi “ad alloggi di fortuna”. Non a caso l’abitazione di Corviale risulterebbe essere arbitrariamente occupata dallo stesso Viti.
Il complice di Daniele Viti
A confermare il fermo di un complice di Daniele Viti, nel pomeriggio, è stato anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che si è voluto congratulare pubblicamente con gli investigatori della squadra mobile. “Si conferma per l’ennesima volta la grande capacità degli investigatori delle nostre forze di polizia – ha detto – nell’assicurare alla giustizia in tempi brevi i responsabili di reati così gravi e allarmanti”.
Lo hanno bloccato in un albergo ad Aranova, centro del litorale romano. Si sentiva braccato, forse aveva capito che gli investigatori erano arrivati a lui. È finita dopo cinque giorni la fuga di Danilo Rondoni. L’uomo di 43 anni è la seconda persona arrestata dalla Squadra Mobile della Capitale nell’ambito dell’indagine sull’omicidio di Andrea Fiore. Già noto alle forze dell’ordine, per precedenti legati alle sostanze stupefacenti, anche nei suoi confronti, come per Daniele Viti, l’accusa è di concorso in omicidio. Gli investigatori della squadra mobile capitolina hanno eseguito, nella notte, il provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla procura di Roma, basandosi sugli elementi raccolti sino a questo momento. Potrebbe essere lui, secondo fonti investigative, il complice di Viti nonché l’uomo che ha materialmente sparato a Fiore, uccidendolo. Rondoni, secondo quanto si apprende, sarebbe stato tradito dall’utilizzo del cellulare. La polizia infatti sarebbe riuscita a localizzare la sua posizione, arrivando nell’hotel nel quale si stava nascondendo, proprio grazie al suo telefono.