Il sindaco di Savona Marco Russo sfida il divieto legislativo sulla registrazione di figli di coppie omogenitoriali. Il primo cittadino, alla guida di una coalizione di centrosinistra (unico caso in Liguria), compie questo gesto in totale onestà e trasparenza, manifestando il suo dissenso;
Sfido il divieto, il governo è lontano dalla realtà
Marco Russo, sindaco di Savona, nella lettera a La Stampa
Roberta e Giulia, 36 e 32 anni, sposate da diversi anni, hanno così visto riconosciuto (per il momento) lo stato di maternità di un bambino nato lo scorso 18 marzo. La successiva trascrizione è avvenuta dieci giorni dopo, il 28 marzo, quando dal Governo era già arrivato l’input di rispettare la direttiva.
Il bambino è stato concepito a Barcellona con la fecondazione assistita di una delle due donne. Dal punto di vista puramente tecnico, il neonato è registrato come figlio di una mamma biologica e di una mamma intenzionale. Primo caso in Liguria dopo lo stop.
Registrazione di figli di coppie omogenitoriali, Savona riapre lo strappo
Nella missiva consegnata al quotidiano torinese, il sindaco spiega il “prima” e il “dopo” del suo ragionamento. In sostanza, ha valutato i rischi di trasgredire al divieto di registrazione di figli di coppie omogenitoriali, prendendosi le sue responsabilità.
Tutto ha origine quando una delle due mamme, consapevole del contesto, contatta Russo per sottoporgli la questione. Il primo cittadino rimugina per diverso tempo sulla decisione da prendere, e questo legame con una situazione “reale” lo porta a sottoscrivere l’atto senza sottoporlo ai funzionari comunali. Lui stesso ha ammesso di sentirsi “protetto” dalla sentenza di condanna pronunciata nei giorni scorsi dalla Commissione Ue.
Di fatto si è pure autodenunciato al Prefetto e alla Procura della Repubblica di Savona, allegando tutte le norme legislative in difesa della sua azione. Oltre alla tutela del diritto del minore, Russo ha spiegato di essersi sentito in dovere di “dare risposta a due donne che hanno un progetto di vita insieme“. La palla passa ora alle due istituzioni collegate direttamente con il governo centrale. L’ultima parola sarà del procuratore, a cui è consentita la rettifica dell’atto siglato.