Nuovo codice degli appalti: “L’appalto integrato non risolve il problema e ci troveremmo difronte a contenziosi, con opere incomplete o abbandonate”, così Francesco Miceli, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, intervenuto al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.

Nuovo codice degli appalti: le criticità secondo gli architetti

Era una promessa elettorale di Salvini, ed è arrivato. Il nuovo codice degli appalti sarà in vigore dal 1 aprile, con efficacia dal 1 luglio. Tra le novità arriva l’appalto integrato, che permetterà ora di attribuire con una stessa gara il progetto e l’esecuzione dei lavori.

“L’appalto integrato esisteva già – spiega Miceli – solo che era abbastanza perimetrato. Nel senso che riguardava le opere ad alto contenuto tecnologico. Nel passato quando è stato utilizzato abbiamo potuto verificare che si è aperto un contenzioso tra imprese e stazione appaltanti. Opere incomplete, opere che presentano i necessari requisiti di qualità. È il tema per cui noi abbiamo sempre avversato l’appalto integrato, perché riteniamo, e questa secondo me è una delle criticità del codice, non dà la giusta rilevanza alla qualità del progetto che è la base fondamentale per poter avere anche un’opera di qualità”.

Il nuovo codice degli appalti “è finalizzato a sostenere anche le piccole e medie imprese”. Risponde così alle critiche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul nuovo codice degli appalti.

C’è il rischio per certi versi che vengano penalizzate le piccole e medie imprese – dice Miceli Perché sono quelle meno attrezzate a gestire un appalto integrato. Ma la più grande preoccupazione è il tema della trasparenza, della garanzia delle procedure. Se individua in 140mila euro le opere che possono essere date in affidamento diretto e, ancora più grave, 5 milioni e 300 mila per opere che possono essere date senza un avviso di evidenza pubblica, il rischio che i porti si accaparrino delle grandi commesse in opere pubbliche è molto concreto. Quindi non so le piccole e medie imprese che ruolo potranno svolgere”.

La riforma punta a velocizzare, sburocratizzare e digitalizzare il sistema degli appalti.

Credo che il tema che si ponga è all’attenzione è la centralità del progetto, a cui non si fa menzione nel testo del codice. Noi avevamo proposto, sia il Consiglio di Stato che in altri momenti, la possibilità di estendere il ricorso al sistema dei concorsi nella progettazione. La competizione determina una selezione della qualità, invece gli affidamenti diretti o comunque altre modalità non sono quelle più idonee a garantire questo risultato. Il concorso è presente ma è presente nella formula sbagliata. Cioè in un’unica base. Noi siamo per un concorso a due che consenta a tutti di partecipare nella prima fase per poi scegliere i migliori che possono partecipare alla seconda. Questo per aprire il mercato anche ai giovani professionisti. Le esperienze del passato ci dicono che questo ha dato dei risultati importantissimi, che però in questo nuovo codice degli appalti vengo, come dire, occultati” – conclude il presidente del CNAPPC.