Era la città simbolo degli orrori perpetrati dall’esercito russo in Ucraina. Ancora oggi, a un anno di distanza, Bucha è sinonimo di eccidio.

Bucha, Zelensky tuona: “Non perdoneremo mai”

Bucha, piccola città alle porte di Kiev, il massacro dei civili è stato deliberato. Sono circa 400 i morti che sono stati certificati nella cittadina. Venerdì l’Ucraina ha ricordato la data simbolica dell’anno da quando le sue forze hanno liberato il sobborgo, e hanno trovato ciò che le truppe russe si sono lasciate alle spalle: corpi dei civili giustiziati sparsi tra i veicoli militari bruciati per le strade. Il presidente Volodymyr Zelensky ha partecipato a una cerimonia a Bucha insieme al primo ministro croato Andrej Plenkovic, al presidente moldavo Maia Sandu e al primo ministro slovacco Eduard Heger. Zelensky chiede che Bucha diventi un “simbolo di giustizia” nel primo anniversario del ritiro della Russia dalla città, ora sinonimo di accuse di crimini di guerra.

Non perdoneremo mai

Giovedì lo stesso Capo di Stato ucraino ha definito la liberazione di Bucha e di altre città intorno a Kiev “un simbolo del fatto che l’Ucraina sarà in grado di vincere questa guerra”.

Le Nazioni Unite e le vittime di guerra

Nel frattempo gli investigatori internazionali stanno raccogliendo prove a Bucha e in altri luoghi in cui l’Ucraina afferma che le truppe russe hanno commesso atrocità diffuse nella loro invasione iniziata il 24 febbraio 2022. Sul tema le Nazioni Unite, per voce del suo responsabile per i diritti umani Volker Turk hanno sottolineato come sono state registrate “diverse violazioni” dei diritti umani e delle leggi umanitarie internazionali che, sono diventate “shoccanti routine” nel corso del conflitto in corso. L’ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha accertato più di 8.400 morti civili e più di 14.000 civili feriti, ma queste cifre “sono solo la punta dell’iceberg”.