Via Rasella cosa successe il 23 marzo 1944 a Roma? Avvenne un’esplosione nel pieno centro della città eterna occupata all’epoca dai nazisti. L’evento fu considerato il più sanguinoso attentato urbano antitedesco di tutta l’Europa occidentale. L’episodio recò gravi conseguenze come la morte di molti militari. Il piano fu ideato e messo in atto dai GAP, i gruppi di Azione Patriottica affiliati al Partito comunista italiano alla guida della resistenza partigiana.
Via Rasella cosa successe il 23 marzo 1944?
Erano le 15 del 23 marzo 1944 quando in via Rasella a Roma esplose una bomba che mise sottosopra la città e per cui morirono sul colpo due civili e ventisei uomini di un reparto delle forze d’occupazione tedesche che stavano marciando lungo la strada di ritorno dal poligono di tiro. Successivamente altri sette militari morirono dopo aver riportato delle ferite gravi.
I GAP, i Gruppi di Azione Patriottica affiliati al Partito comunista italiano avevano lasciato la bomba in piazza ed avevano organizzato l’azione proprio qualche giorno prima.
Cosa causò l’attentato
Dopo la guerra, Giorgio Amendola si assunse la responsabilità dell’azione, secondo cui fu compiuta da una decina di gappisti, tra questi anche Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna e Carla Capponi. Nel dettaglio, venne messa una bomba in piazza che sarebbe dovuta esplodere al passaggio di una colonna di soldati in marcia e nel successivo lancio di quattro bombe a mano artigianali sui superstiti.
Tale gesto causò la morte di trentatré soldati tedeschi e di due civili italiani. L’azione da parte dei GAP scatenò l’ira di Adolf Hitler che il giorno seguente, il 24 marzo, all’improvviso portò avanti una rappresaglia tedesca consumata con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui persero la vita 335 prigionieri lontani dall’azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze di via Rasella immediatamente dopo i fatti.
L’episodio venne commentato dalla storica Anna Rossi-Doria, come “Il caso italiano di memoria divisa più rilevante sia per la durata nel tempo che per la molteplicità dei significati“.
Il parere di Ignazio La Russa sull’attentato
“Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS”, così il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato dell’attentato in Via Rasetta nel podcast Terraverso di Libero Quotidiano, facendo riferimento alla frase della premier Meloni, spiegando: “Lei dice ‘uccisi perché italianI’, ma sa benissimo che quegli italiani erano stati uccisi per rappresaglia per quello che avevano i partigiani a via Rasella. Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro. Se li deve racchiudere in una sola parola, dice ‘perché italiani’. Non si può farne uno scandalo”.
Ha poi aggiunto: “L’attentato di via Rasella non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana, quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semipensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani), sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non”.
Le parole di Ignazio La Russa non sono passate inosservate tanto da essere considerate dal PD indecenti e indegne per la carica ricoperta dal diretto interessato. Il presidente del Senato, però, si difende prontamente, affermando: “Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito ‘una delle pagine più brutali della nostra storia’. Confermo, altresì, che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita ‘ingloriosà bensì ‘tra le meno gloriose della resistenza’”.