Quella della Pasqua non è una festa soltanto cattolica. Esiste infatti anche la Pasqua ebraica, Pesach, che però non ha lo stesso significato di quella cristiana: la Pasqua ebraica nulla ha a che vedere con la resurrezione di Cristo, ma ricorda la liberazione del popolo ebraico dall’Egitto dopo secoli di schiavitù e il suo viaggio verso la Terra Promessa. Vediamo dunque quando si festeggia la Pasqua ebraica e quali sono le tradizioni che caratterizzano questo affascinante rito.

Pasqua ebraica significato

Prima di capire quando si festeggia la Pasqua ebraica, cerchiamo di capire un po’ di più sul suo significato. Innanzitutto questa festività cade il 15 del mese di Nisan, periodo nel quale in terra d’Israele maturano i primi cereali; per questo è anche nota col nome Hag hamatzot, festa delle azzime. A differenza della Pasqua cristiana, dura ben 8 giorni, dei quali i primi due e gli ultimi due sono considerati feste solenni.

Il giorno che precede la Pasqua è invece dedicato alla Festa dei Primogeniti, in ricordo dei primogeniti ebrei risparmiati durante l’ultima piaga inflitta all’Egitto. Pesach, infatti, in ebraico significa “Passare Oltre”: proprio quello che fece Dio davanti alle case degli ebrei nella notte nella quale inflisse la piaga al popolo egiziano.

Quando si festeggia la Pasqua ebraica

Per capire quando si festeggia la Pasqua ebraica bisogna fare riferimento al calendario ebraico, che la fa cadere sempre cade sempre tra il 26 marzo e il 25 aprile. Se la pasqua per i cristiani è sempre di domenica, gli ebrei la celebrano soltanto di lunedì, martedì, giovedì o sabato. Quest’anno inizierà la sera di mercoledì 5 aprile e terminerà la sera di mercoledì 12 aprile.

Pasqua ebraica tradizioni

Dopo aver visto quando si festeggia la Pasqua ebraica, scopriamo ora le sue tradizioni, che vengono portate avanti da millenni. Prima fra tutte il divieto assoluto di cibarsi di qualsiasi alimento lievitato, o anche solo di possederlo. Questo per ricordare che gli ebrei, una volta liberati dalla schiavitù, lasciarono l’Egitto talmente in fretta da non avere tempo di far lievitare il pane e quindi lo mangiarono così com’era. Per questo l’unico pane disponibile nel periodo pasquale è il matzà, il pane azzimo non lievitato, simbolo della durezza della schiavitù.

Si tratta di una tradizione così sentita che i giorni precedenti la festa di Pesach sono dedicati a una scrupolosa pulizia della casa, in modo da eliminare anche i più piccoli residui di sostanze lievitate. Le famose “pulizie di Pasqua”, o pulizie di primavera.

Il Seder

Un’altra tradizione molto forte è quella del Seder, in ebraico “ordine”, un suggestivo pasto che viene fatto nelle prime due sere di festa. Durante il Seder si rilegge l’antico testo della Haggadah e vengono rievocate le fasi dell’Esodo secondo un ordine prestabilito. Il rituale inizia con l’invito ai bisognosi ad entrare e a partecipare alla cena, per poi proseguire con le domande che tradizionalmente il padre di famiglia rivolge al più piccolo dei commensali come, ad esempio: “In che cosa si distingue questa notte dalle altre?”. In questo modo tutti i presenti potranno commentare e analizzare i significati dell’esodo e della miracolosa liberazione dall’Egitto.

Durante il Seder è particolarmente importante il cosiddetto “piatto del Seder”, che contiene tutti i principali simboli della festa. Al centro è raffigurato il pane azzimo, a ricordare la precipitosa fuga dall’Egitto. Tutto attorno vi sono il karpas, un gambo di sedano che ricorda il periodo della mietitura, le erbe amare, che rappresentano la durezza della schiavitù, una zampa arrostita di capretto, a ricordare l’agnello che gli ebrei sacrificarono nella notte della morte dei primogeniti egiziani, un uovo sodo in relazione alla distruzione del Tempio e, infine, la Charoset, una sorta di marmellata che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione delle città egiziane.