La “maggior parte dei richiedenti asilo” nell’Ue “non ha bisogno di protezione internazionale”. “E gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sull’aumentare i rimpatri di coloro che non hanno diritto a restare, dato che nell’Unione appena un quinto di coloro ai quali viene rifiutata la domanda d’asilo, viene poi effettivamente rimpatriato. Non sempre e non solo per colpa dei Paesi extra Ue”. A sottolinearlo è stato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nella riunione del collegio dei commissari dell’8 febbraio scorso a Bruxelles, alla vigilia del Consiglio Europeo straordinario sulle migrazioni, come riporta il verbale consultato dall’AdnKronos.

Migranti, Von der Leyen critica sull’approccio Ue al termine del Consiglio

La presidente ha rimarcato l’importanza di orientare le discussioni dei capi di Stato o di governo verso “obiettivi specifici”, mettendo in guardia dal cadere nella “trappola” di concentrarsi esclusivamente sui circa 330mila attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Ue registrati nel 2022, record dal 2016. Questa cifra, ha avvertito von der Leyen, andrebbe vista “in prospettiva” e “nel contesto dei 3 milioni di migranti legali che l’Ue è orgogliosa di accogliere ogni anno”.

La presidente ha ricordato anche che a circa “4 milioni di cittadini ucraini è stato riconosciuto lo status di rifugiato”, applicando la direttiva sulla protezione temporanea. Per gestire in modo efficiente i flussi migratori, ha continuato, è di “fondamentale importanza” garantire che i colegislatori Ue, Consiglio e Parlamento, adottino “tutti gli elementi del patto europeo sulla migrazione e l’asilo entro la fine del mandato di questa Commissione”, cioè entro i primissimi mesi del 2024.