Rampelli proposta di legge lingua italiana. Basta termini stranieri, Fratelli d’Italia ha presentato una proposta di legge secondo cui sarà vietato utilizzare termini non italiani soprattutto nella Pubblica Amministrazione. Pena, una multa tra i 5 mila e i 100 mila euro. L’iniziativa è partita dal vicepresidente della camera dei deputati, Fabio Rampelli, esponente di FdI supportato da venti deputati del suo partito. Da tempo il deputato aveva il pallino di ‘ripulire’ la lingua italiana, resa troppo impura dalla miriade di termini stranieri che ormai ne fanno parte e sono sempre in aumento. Secondo alcuni esperti, come esponenti dell’Accademia della Crusca, da troppo tempo ormai si verifica un “progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua”. L’uso e la consuetudine di utilizzare per lo più termini inglesi – alla fin è quella lingua che più sembra essersi inserita nel nostro vocabolario abituale – o anche inglesizzati “è diventato una prassi comunicativa che, lungi dall’arricchire il nostro patrimonio linguistico, lo immiserisce e lo mortifica”. Già in altre nazioni, come in Francia, è stato in diverse occasioni ‘consigliato’ di non eccedere con i termini stranieri inserendoli nelle consuetudini francesi. Non ultimo il fatto che qualcuno si sia risentito per i troppi cartelli in inglese presenti ad esempio a Notre Dame. In Francia, per esempio esiste proprio una legge, la Legge Toubon, che rende obbligatorio l’uso della lingua francese nelle pubblicazioni governative, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, nei contratti e nelle contrattazioni commerciali etc. Il nome preso proprio dall’allora ministro della cultura che la ideò. E ora il deputato Rampelli vorrebbe una cosa molto simile anche per l’Italia.
Rampelli di Fratelli d’Italia studia proposta di legge per ‘proteggere’ l’italiano: Troppi termini stranieri nella nostra lingua
Sempre secondo gli accademici della crusca, l’abitudine di parlare in un italiano non più puro sta prendendo una piega pericolosa. Ed ecco i dati: secondo le ultime stime dal 2000 ad oggi “il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773 per cento: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 parole in lingua italiana. Da un confronto tra gli anglicismi registrati nel dizionario Devoto-Oli del 1990 e quello del 2022, per esempio, si è passati da circa 1.600 a 4.000, il che porta a una media di 74 all’anno”. Proprio il vice presidente della Camera già da qualche tempo porta avanti questa idea di ‘pulizia’ della lingua italiana e il suo gruppo politico lo scorso novembre aveva presentato un decreto per ‘costituzionalizzarè l’italiano come la lingua ufficiale della Repubblica.
Gli otto articoli della proposta di legge e cosa dicono
La proposta di legge a quanto pare prevedrebbe otto articoli. Dal primo, secondo cui sarebbe la Repubblica in primis a garantire l’uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la PA e il cittadino. Poi gli enti pubblici e privati “sono tenuti a presentare” in lingua italiana qualsiasi documentazione “relativa ai beni materiali e immateriali prodotti e distribuiti sul territorio nazionale”. Naturalmente, tra i fondamentali, c’è l’articolo per cui “per ogni manifestazione, conferenza o riunione pubblica organizzata nel territorio italiano è obbligatorio “l’utilizzo di strumenti di traduzione” per garantire “la perfetta comprensione in lingua italiana dei contenuti dell’evento”. Quattro: “Chiunque ricopre cariche” all’interno delle istituzioni italiane, della pubblica amministrazione, di società a maggioranza pubblica e di fondazioni “è tenuto” alla conoscenza e alla padronanza scritta e orale della lingua italiana. Per le aziende diventa obbligatorio l’utilizzo della lingua italiana nei contratti di lavoro: “Il contratto deve essere stipulato nella lingua italiana”.
La lungua rigorosamente italiana nelle scuole: di ogni ordine e grado e nelle università pubbliche italiane “le offerte formative non specificamente rivolte all’apprendimento delle lingue straniere devono essere in lingua italiana”. E poi: “l’arricchimento della lingua italiana allo scopo primario di mettere a disposizione dei cittadini termini idonei a esprimere tutte le nozioni del mondo contemporaneo, favorendo la presenza della lingua italiana nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione”; nell’ambito delle amministrazioni pubbliche “forme di espressione linguistica semplici, efficaci e immediatamente comprensibili, al fine di agevolare e di rendere chiara la comunicazione con i cittadini anche attraverso strumenti informatici”. L’articolo 8, quello finale, è quello che tratta il tema delle sanzioni: “La violazione degli obblighi di cui alla presente legge comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro”.