Appena tre giorni fa era tornato a ricoprire la carica di vicesindaco di Pachino, Aldo Russo, arrestato dalla polizia di Ragusa, insieme ad un ex funzionario dello stesso Comune, per concussione ai danni di un imprenditore del Ragusano.
Russo era uscito dalla giunta a seguito dell’azzeramento disposto dalla sindaca, Carmela Petralito, ritornata alla guida dell’amministrazione dopo le sue dimissioni, ritirate nell’ultimo giorno utile.
Pachino arrestato vicesindaco: il contatto tra l’imprenditore e gli indagati
Secondo quanto emerso nella prima sommaria ricostruzione della Polizia di Ragusa, l’imprenditore avrebbe avuto degli interessi da curare nel Comune di Pachino. Per cui sarebbe stato necessario per lui entrare in possesso di alcune pratiche ma, presumibilmente, sarebbero stati posti degli ostacoli per il loro rilascio. Per poter oliare la macchina burocratica sarebbero serviti dei soldi che avrebbero permesso di accelerare le procedure.
E così all’imprenditore sarebbe stata prospettata questa soluzione ma la faccenda sarebbe arrivata alle orecchie degli agenti della Squadra mobile di Ragusa che avrebbero messo sotto controllo il vicensindaco di Pachino ed il funzionario comunale suo assistente. L’imprenditore però non avrebbe voluto piegarsi a quelle richieste e dopo averci riflettuto avrebbe raccontato tutto alle forze dell’ordine.
Le indagini della polizia, a quanto pare, avrebbero portato ad una trappola per incastrare entrambi i sospettati. Infatti, stando alle informazioni circolate in queste ore, la polizia avrebbe fissato un appuntamento in campo neutro, a Pozzallo, nel Ragusano.
Il vicesindaco e l’altro indagato si sarebbero così recati nella cittadina, poco distante da Pachino, per incontrarsi con l’imprenditore e risolvere la vicenda ma lì avrebbero trovato anche gli agenti della polizia.
Secondo la tesi della polizia, non appena la vittima della presunta concussione avrebbe ceduto la mazzetta in denaro, gli agenti della Squadra mobile di Ragusa sono entrati in azione.
Russo ed il presunto complice sono stati tratti in arresto. Nelle prossime ore saranno sentiti dal giudice per le indagini preliminari per l’udienza di convalida delle misure cautelari. Sempre nelle prossime ore, scatterà la sospensione di Russo dalla carica di vicesindaco per effetto della legge Severino.
Candidata sindaco di Portopalo indagata per concussione
Altro caso di concussione in Sicilia dove l’ex vicesindaco di Portopalo di Capo Passero, Rachele Rocca, nei giorni scorsi aveva annunciato sulla sua pagina social di candidarsi come primo cittadino.
Una decisione assunta a pochi giorni dalla sua liberazione disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa. Lo stesso Tribunale che il mese prima aveva emesso il provvedimento di arresto nei confronti dell’esponente politico e di altri due indagati. In particolare dell’ex assessore Corrado Lentinello, e l’ex consulente dell’attuale sindaco, Gaetano Montoneri, oltre ad Antonino Rocca, padre di Rachele Rocca.
L’istanza di revoca delle misure cautelari per Rachele Rocca e Lentinello erano state respinte dal Tribunale del Riesame, che, invece, aveva accolto quella per Antonino Rocca.
Per Rachele Rocca penderà, comunque, la spada di Damocle della legge Severino. Legge, applicata, infatti, dopo l’arresto, con la sospensione della carica di consigliere comunale, come per Lentinello.
In caso di condanna, in primo grado, la norma si applicherebbe ancora se Rocca rivestisse un incarico pubblico. L’indagata, così come Lentinello, però ritiene, evidentemente, di avere delle possibilità concrete per vincere nel procedimento giudiziario.
Secondo la tesi della Procura di Siracusa e dei Carabinieri, i due indagati, che si sono dimessi dalla carica di consiglieri, insieme all’ex consulente del sindaco, Antonino Rocca, avrebbero fatto pressioni nei confronti alcuni imprenditori, le cui aziende avevano ottenuto dal Comune di Portopalo dei lavori, per ricevere dei favori, tra cui assunzioni di persone vicine agli indagati e soldi.
Ed a supporto di questa ricostruzione, gli inquirenti hanno in mano le dichiarazioni delle presunte vittime e le intercettazioni telefoniche.