Gli studenti del liceo Carducci di Milano si dividono. E una parte prende le distanze dal comunicato diffuso dal collettivo “Mille Papaveri Rossi” nella giornata di ieri, poi cancellato perché “non autorizzato”. Lo scontro riguarda i provvedimenti presi dal dirigente scolastico, Andrea Di Mario, nei confronti dei responsabili dello striscione apparso sui cancelli del liceo ai primi di marzo contro la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, raffigurati a testa in giù, a richiamare i fatti di Piazzale Loreto, e con croci nere sugli occhi. Secondo il gruppo “Il Polo”, che vede al suo interno due rappresentanti dell’istituto, la ricostruzione del collettivo è fuorviante e servirebbe solo ad alimentare le tensioni.

Studenti liceo Carducci Milano divisi sul comunicato contro il preside

Nel comunicato del collettivo “Mille Papaveri Rossi” che, come il gruppo “Il Polo”, conta due rappresentanti in consiglio di istituto, “è stata fatta allusione a una serie di comportamenti poco trasparenti e addirittura illegali da parte del Dirigente scolastico sui verbali dei Consigli di Classe in cui è stata votata la sospensione. Queste accuse vanno al di là di una mera polemica, che nella nostra scuola è sempre stata concessa. Non a caso, esiste un Organo di Garanzia, già deputato ad indagare sulla questione”, scrivono gli studenti della seconda fazione. Inizialmente tutti, compreso il collettivo, avevano condannato l’accaduto.

“Non possiamo non riscontrare con dispiacere un’incoerenza di fondo nel loro modo di agire in merito a questa questione: era stato il Collettivo stesso, tramite un post su Instagram – proseguono -, ad affermare di voler limitare la strumentalizzazione dell’accaduto”. “Ieri, il Collettivo ha deliberatamente riaperto il caso, innescando una polemica interna ed esterna, che divide e genera tensioni nella comunità scolastica. Questo atteggiamento, polemico e poco costruttivo, ha portato alla creazione di un muro della comunicazione, soprattutto tra docenti e studenti. Noi, come rappresentanti del Polo, ci teniamo a ribadire la nostra ferma contrarietà alla riapertura strumentale del caso”, scrivono ancora.

Secondo loro, quanto scritto dai colleghi nel comunicato contro il dirigente scolastico sarebbe totalmente fuorviante rispetto alla realtà. Nel testo, distribuito a scuola sottoforma di volantino, gli studenti stigmatizzavano le sanzioni comminate ai responsabili dello striscione contro la premier e il ministro Valditara apparso sui cancelli dell’edificio scolastico ai primi di marzo – puniti con dieci giorni di sospensione, 18 ore tra educazione civica e attività socialmente utili e due giorni di assenza da scuola -, sostenendo di essere stati anche umiliati dai docenti e dal preside. Quest’ultimo in serata aveva replicato: “Sono state scritte falsità, l’idea dei ragazzi umiliati pubblicamente non sta né in cielo né in terra. Non ci sono state umiliazioni, non siamo in una scuola della Corea del Nord. Di fronte a questa montagna di bugie io voglio mantenere il mio stile”.

L’invito dei colleghi a riflettere

È ciò che sostengono anche gli altri studenti, invitando i colleghi a ripensarci: “Invitiamo i firmatari del comunicato a una riflessione su quanto azioni e parole come quelle espresse mercoledì (ieri, 29 marzo, ndr) possano avere effetti sull’intera comunità scolastica, rappresentata da tutti gli studenti, i docenti, il personale Ata, e non da una minima parte”. “Al Carducci – stando alle loro parole – studenti, docenti e tutta la comunità scolastica lavorano ogni giorno insieme, collaborando e dialogando sempre nel rispetto reciproco”. “Non ci riconosciamo in questo linguaggio, in questi modi che per noi sono completamente inediti e preoccupanti e che rifiutiamo”, aveva dichiarato il preside subito dopo i fatti. Una versione che non corrisponde a quella del resto degli studenti, che puntano il dito contro i “piani alti” per i duri provvedimenti presi dopo l’accaduto.