Continua a far parlare il caso di Raffaele Lioce, l’accumulatore seriale di 80 anni trovato morto sotto cumuli di oggetti nella sua abitazione di Foggia dopo essere scomparso per mesi. Ad accendere i riflettori sulla sua storia era stata la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”, che per prima aveva avanzato l’ipotesi che l’anziano potesse essere “sepolto” in casa. Il programma ha ricostruito la situazione di solitudine e abbandono del pensionato, lasciato solo dalla moglie e dai due figli, sostenendo che i servizi sociali fossero a conoscenza delle sue precarie condizioni di vita.
Raffaele Lioce Foggia, trovato morto sotto cumuli di oggetti in casa: la sua storia nota ai servizi sociali
È stato cercato ovunque per mesi, ma il suo corpo è sempre stato all’interno dell’abitazione. È la drammatica storia di Raffaele Lioce, il pensionato di 80 anni trovato morto sotto una montagna di oggetti e rifiuti – quelli che raccoglieva per strada e accumulava in casa – a Foggia. A trovare il corpo dell’anziano, il 17 marzo scorso, era stata la ditta incaricata dal Comune di sgomberare l’appartamento. Di Lioce non si avevano notizie da novembre; poi, a metà febbraio, era stata presentata nei suoi confronti una denuncia di scomparsa e la prefettura aveva dato il via alle ricerche. Il 17 febbraio i vigili del fuoco avevano fatto un primo sopralluogo a casa dell’anziano, scoprendo solo una miriade di cianfrusaglie.
Ad accendere i riflettori sulla sua storia, avanzando per prima l’ipotesi che l’anziano potesse essere “sepolto” in casa, era stata la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”. Da mesi i vicini, esasperati dalla situazione igienico-sanitaria precaria in cui l’uomo viveva e non riuscendo a stabilire alcun tipo di contatto con lui, avevano lanciato degli appelli affinché ci fosse un intervento delle istituzioni. I servizi sociali, quindi, erano a conoscenza delle sue condizioni di vita e, forse, avrebbero potuto sventare il peggio, se fossero intervenuti, garantendogli una vecchiaia e una fine meno sole.
Ex giocatore di hockey ed ex impiegato delle Poste, da anni l’uomo non aveva più contatti con la moglie – esasperata dal dover gestire da sola la situazione – e i due figli. Viveva della sua pensione, mangiando alla mensa per i bisognosi e aggirandosi per la città con una stampella, con la quale si aiutava a camminare mentre raccoglieva oggetti o rifiuti da portare a casa; da un po’ gli era stato affiancato un amministratore di sostegno, l’avvocato Marcello Sacco. Una misura evidentemente non sufficiente ad impedire all’anziano di accumulare patologicamente cose da cui poi non riusciva a separarsi. Era stato su ordine del commissario prefettizio del Comune di Foggia che si era deciso di svuotare il suo appartamento. Dopo che la ditta aveva iniziato a svuotare la casa, stanza dopo stanza, aveva fatto la tragica scoperta: nella camera da letto, sotto il letto, quasi interamente sommerso dagli oggetti, si trovava il cadavere di Raffaele.
“Come l’uomo sia finito lì sotto è difficile stabilirlo”, spiegato l’avvocato Sacco, che lo assisteva. “La struttura del letto, coperta dai rifiuti, ha evidentemente fatto da ‘tappo’ al tanfo che avrebbe dovuto segnalare la presenza di un cadavere in permanenza”, aggiunge. Secondo i primi rilievi effettuati sulla salma, l’anziano sarebbe morto per cause naturali ma, per fare luce sull’accaduto, è stata comunque disposta l’autopsia. “Poiché non c’è stato l’intervento dei familiari – continua l’avvocato – ho dovuto provvedere a dare incarico ad una agenzia di pompe funebri per lo spostamento della salma in obitorio. Quindi ho chiesto al giudice di essere autorizzato a gestire le spese funerarie”. Sconvolti i vicini di casa, che conoscevano le condizioni di vita dell’uomo e che, preoccupati, più volte avevano cercato di aiutarlo, a quanto pare invano.