La relazione semestrale della Corte dei Conti sull’attuazione del Pnrr apre un nuovo fronte politico con protagonista il ministro Fitto. Il quadro numerico tracciato nella giornata di ieri fa emergere le criticità di un sistema complesso, dove l’ambizione si scontra con l’effettiva realizzazione di molti progetti.
Il presidente della Corte Carlino ha commentato la relazione, che è stata consegnata ufficialmente all’Assemblea legislativa e al governo, parlando di “entrata nel vivo” del Piano di Ripresa e Resilienza. Dall’orale allo scritto, a fronte di una consulenza ci sono poi le considerazioni di fatto:
Oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostra ritardi o si trova ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti
Pnrr, relazione Corte dei Conti: speso solo il 6%
Come è noto, senza la fattività concreta dei progetti l’Italia dovrà rinunciare ai fondi europei: un grande smacco in rapporto alla quantità di denaro prevista dagli accordi con Bruxelles. Ma cosa dice nel concreto la relazione della Corte dei Conti sul Pnrr? Vediamo un po’ di cifre.
Prendendo come riferimento febbraio 2023, le Amministrazioni centrali hanno investito 5 miliardi di euro per la realizzazione di 97 progetti. Alla stessa data, il Governo centrale ha depositato sul territorio circa 7 miliardi complessivi.
La voce che riguarda le iniziative “in essere” evidenzia però come lo stanziamento dei fondi proceda a rilento. A fine 2022 è coperto solamente il 41% dei progetti futuri, con lacune lampanti nel ramo dell’agricoltura, dell’istruzione e dell’efficientamento energetico. Nel corso del 2023 dovranno inoltre essere impiegati 20 miliardi di euro inizialmente investiti entro il 2022 e poi posticipati. Tuttavia, anche nel corso di quest’anno ci prevede un ulteriore deficit tra spesa attesa e spesa effettivamente compiuta. Ecco dunque che nel prossimo biennio si attende una crescita esponenziale dei valori, con investimenti pari a quasi 100 miliardi di euro (ossia oltre il 50% del totale).
Un altro problema evidenziato dalla relazione riguarda la governance. Il reclutamento con forme contrattuali precarie ha accumulato ulteriore ritardo sul crono programma, ingolfando l’intero processo. Con il Dl 13/2023 dello scorso 24 febbraio sono state stabilite delle procedure di stabilizzazione che dovrebbero evitare futuri rallentamenti.
Pnrr, Bruxelles replica a Fitto: “Impossibile posticipare la scadenza”
Il ministro degli Affari europei, per il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, si è espresso in merito durante la presentazione della relazione alla Camera. Una prima ammissione di autocritica dopo giorni caldi in cui il funzionario si è trovato a smentire presunte difficoltà di comunicazione con Bruxelles.
Oggi dobbiamo ammettere che alcuni interventi da non possono essere realizzati entro il 2026
Pur non lesinando qualche critica al governo Draghi, Fitto ha chiarito che da questo momento si apre un nuovo scenario sui controlli e sulle valutazioni. In parole povere, la cabina di regia serrerà le maglie e vigilerà con scrupolo sul modo in cui i fondi saranno spesi. Il ministro di Fdi ha ricevuto parole di incoraggiamento dai colleghi Salvini e Tajani, ma certamente il compito a cui è chiamato è decisamente impegnativo.
Il rischio che l’Italia possa non ricevere future tranche è concreto, come affermato dal vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. “Nessun margine di trattativa per posticipare la scadenza oltre il 2026”, questo il messaggio che arriva forte e chiaro da Bruxelles.