La decisione della Corte di Cassazione francese di ieri sui dieci terroristi rossi italiani rifugiati in Francia ha suscitato diverse reazioni: oltre alle reazioni politiche c’è la rabbia e la delusione delle famiglie delle vittime che chiedono giustizia. Alberto Torregiani ha parlato di quanto sta succedendo a Tag24.
Terroristi italiani in Francia
“Il parere negativo sulle richieste di estradizione è quindi definitivo“. Si chiude in maniera lapidaria il comunicato stampa della Corte di Cassazione francese in merito all’estradizione di dieci ex terroristi rossi italiani che hanno commesso diversi reati durante gli anni di piombo. Rabbia e delusione sono i sentimenti principali dei parenti delle vittime che chiedono giustizia. Abbiamo parlato della vicenda con Alberto Torregiani.
Cosa pensa della decisione presa dalla Corte di Cassazione francese?
I miei pensieri non sono positivi, ma c’era comunque da aspettarselo visto che è una routine e un déjà-vu che continua imperterrito. Le loro decisioni si sono mantenute sempre in quel senso e sapevamo che sarebbe stato molto difficile ottenere risultati positivi.
E’ possibile che, a suo parere, il ministro Nordio nei prossimi mesi intervenga? Ieri c’è stato uno scambio di battute con il suo corrispettivo francese Dupound-Moretti…
Anche se le ipotesi sono che è una sentenza definitiva credo che comunque ci siano delle spirali per poter controbattere in qualche maniera. Bisogna vedere su che piano viene messa la discussione: le prove della colpevolezza sono eclatanti e non hanno mai scontato le pene, credo che si debba andare avanti. Spero nel fatto che il ministro Nordio anteponga la disponibilità nel riprendere un dialogo per lo meno in questa situazione.
In questo momento quanti altri terroristi sono a piede libero?
Credo che a parte questi dieci non ce ne siano molti altri. Qui il problema sostanziale è che loro sono stati agevolati dal fatto di essere rifugiati in Francia con il decreto Mitterrand che comunque in determinate condizioni non ripiegava nel fatto che fosse una cosa a livello eterno: una richiesta legittima da parte di un Paese di riavere i propri delinquenti-anche se in questo caso parliamo di terroristi, non di delinquenti normali-è nel diritto giuridico di poterlo fare e questo senza avere un limite di prescrizione in questi frangenti. Lì la questione è una volontà più politica che giuridica che si contrappone a quella giuridica di non volere permettere l’estradizione.
I tempi lunghi per l’estradizione da questo punto di vista rappresentano un impedimento nel conseguimento della giustizia quindi…
Anche. I tempi lunghi sono dettati dal fatto che non viene data la corretta pressione. Sembra quasi la routine di un trattamento giuridico normale. Ci sono delle pratiche, a una domanda di estradizione segue poi la risposta. Ovvio che dal momento che uno fa una domanda di estradizione e passano almeno tre o quattro anni questo la dice tutta…
Per quanto riguarda le famiglie coinvolte in questi attentati che messaggio rivolge?
Conosco parecchie di queste famiglie e ovviamente sono dispiaciuto per loro perché sono ancora in attesa di ottenere giustizia-questa benedetta giustizia che non arriva mai. E’ un diritto che una persona possa ottenere giustizia quando sa di essere nel giusto. Io ho avuto la “fortuna” di ottenere giustizia nel caso Cesare Battisti grazie al fatto che lui non fosse in Francia. Ci pensavo proprio ieri sera, se Battisti fosse stato in Francia sarebbe uno di quei dieci che non vengono estradati.