Tra le celebrazioni che precedono la Pasqua, una delle più note è sicuramente la Domenica delle Palme che, nel rito ortodosso, viene chiamata “Domenica dei Salici”. Non tutti, però, sanno quali sia la sua origine e quale episodio della vita di Gesù richiami all’interno dei quattro Vangeli. Ecco tutto quello che c’è da sapere, inclusa la liturgia.

Le origini della Domenica delle Palme

Nel calendario liturgico cattolico la Domenica delle Palme è la domenica che precede la Pasqua (quest’anno il 2 aprile). Con essa inizia quindi la Settimana Santa, durante la quale si rievocano gli ultimi giorni di vita terrena del Cristo prima della resurrezione. Le sue origini si rintracciano all’interno dei quattro Vangeli e richiamano, in particolare, l’entrata trionfale di Gesù nella città di Gerusalemme (vicenda di cui non si conosce la data specifica, che è stata quindi attribuita secondo tradizioni posteriori): secondo le Sacre Scritture, al suo arrivo, in sella ad un asino, simbolo di umiltà e mitezza, Gesù sarebbe stato accolto dalla folla che, per acclamarlo, avrebbe sventolato ramoscelli di ulivo e di palma, abbandonanti nella regione, esclamando: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’ alto dei cieli!”. Un episodio che rimanda anche alla festività ebraica di Sukkot, la cosiddetta “Festa delle Capanne”, durante la quale i fedeli si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione sventolando il Lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi: la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che va verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio.

Domenica delle Palme 2023 Vangelo: quale si legge

La Domenica delle Palme viene chiamata anche “Domenica della Passione del Signore” perché, appunto, è il giorno in cui iniziano le solenni celebrazioni della Settimana Santa, quelle che precedono la Pasqua. La liturgia, non a caso, prevede che – in seguito alla benedizione iniziale dei rami di ulivo o di palma, generalmente distribuiti ai fedeli (che li porteranno nelle loro case) dopo la lettura di un brano evangelico – la messa prosegua con la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico. Il testo della Passione viene letto da tre cronisti che si alternano. Quest’anno è il turno di quello di Matteo (Mt 21,1-11), che recita:

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito””. Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma””. I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”. Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: “Chi è costui?”. E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea”.