Come sta?””Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto“. Da una semplice domanda Gavino Pala, autore televisivo a Tv2000, esponente della Comunità di Sant’Egidio e grande osservatore della Chiesa, ricava in maniera magistrale il titolo della sua ultima opera. Un libro che affronta in maniera approfondita la figura di Papa Francesco, soprattutto scandagliando le motivazioni delle persone che contrastano il magistero di Bergoglio. ‘Mi volevano morto’ (San Paolo Edizioni) è questo e altro. Gavino Pala racconta a Tag24 i detrattori, aneddoti, il futuro del papato e i suoi progetti futuri nel suo libro “Mi volevano morto”.

Gavino Pala,Mi volevano morto”, un libro intrigante che affronta un tema sicuramente spinoso. Come è nata l’idea del suo ultimo libro?

“L’idea di scrivere il libro è nata rispondendo a una esigenza, quella di voler capire chi sono i critici di Papa Francesco. Mi sono reso conto, seguendo anche per lavoro il magistero del Papa, che all’interno della chiesa c’erano tante voci critiche. Ho iniziato a studiare e a raccogliere materiale per capire chi fossero i detrattori del Santo Padre. Più raccoglievo materiale, più mi rendevo conto che c’era tanto da scrivere“.

Perché lo volevano morto?

“Il titolo del libro è una citazione del Papa. Lui era a Bratislava, l’estate precedente aveva avuto un’operazione al colon presso l’ospedale Gemelli che gli aveva procurato una degenza più lunga del previsto. Questo ha portato delle voci su una malattia più grave di quello che aveva. A Bratislava ha incontrato i suoi confratelli Gesuiti che gli chiesero come stesse e lui, con la solita ironia, risponde ‘ora sto bene anche se qualcuno mi voleva morto’ e racconta di queste riunioni fatte in Vaticano per iniziare a decidere su chi concentrarsi nel futuro conclave”.

Un altro tema chiaro è quello di combattere gli abusi di potere all’interno della Chiesa. Quindi, una parte di chi lo critica vede il loro piccolo potere ridimensionarsi

Quindi il Papa all’interno della Chiesa è mal visto?

“Sicuramente è una persona che in qualche modo ha riportato tanto entusiasmo nella gente e nei fedeli con modi semplici e diretti, è anche un Papa che dice parole profonde e semplici nelle sue omelie, di impatto. Dall’altra parte chiede molto ai laici, ma soprattutto ai sacerdoti. Chiede di sporcarsi le mani, cioè la ‘chiesa in uscita’. Un altro tema chiaro è quello di combattere gli abusi di potere all’interno della Chiesa. Quindi, una parte di chi lo critica vede il loro piccolo potere ridimensionarsi. Poi ci sono i tradizionalisti, quelli che possiamo chiamare conservatori. È un termine giornalistico, ma ci dà l’idea di cosa parliamo. Sicuramente i conservatori vedono in alcune aperture di Francesco un problema teologico”.

Ma secondo lei il Santo Padre è un ostacolo per la Curia romana?

“L’attuale curia, i prefetti dei vari dicasteri vaticani, sono tutti nominati da Francesco. In passato alcuni membri della Curia vedevano Francesco come un rivoluzionario che voleva cambiare la Chiesa. Anche se non è così, quello che ha fatto è aprire processi. Ad esempio, poco più di un anno fa, ha fatto la riforma della Curia romana che mette a posto alcuni argomenti. È una riforma per cui ci sono voluti 9 anni per scriverla ed è stata fatta in quello che è il consiglio dei 9 cardinali, che si riuniva 7-8 volte l’anno per discutere della riforma. Non le fa da solo, apre dei processi, fa delle discussioni. Certo, la sua è la ultima parola che viene, però, dopo un lungo cammino”.

Come sarà il prossimo conclave? Cioè, si cercherà di nominare un nuovo Papa che segue le orme di Francesco o uno conservatore?

“Il conclave è fatto da 120 cardinali e chi entra in conclave ha meno di 80 anni. L’attuale collegio cardinalizio è formato da cardinali scelti da Francesco. Il Santo Padre ci ha insegnato che la nomina cardinalizia non è ad honorem, ma è frutto di quello che deve essere il cardinale: uomo di Chiesa con valori. L’arcidiocesi di Milano, ad esempio, che ha dato alla Chiesa 2 Papi, non ha un cardinale. Ha l’arcivescovo, ma non il cardinale. Ma, invece, è cardinale quello di Siena, che notoriamente non è una diocesi cardinalizia. Il prossimo Papa sarà fatto da uomini vicini a Francesco. Credo che difficilmente possiamo tornare indietro sulle riforme portate avanti da Francesco. Sono riforme che hanno portato avanti la Chiesa. Mi sembra siano riforme che vengono fuori dopo un lungo cammino. Penso a un uomo che possa portare avanti la sua visione”.

Mentre faceva le ricerche per il libro, ha trovato un aneddoto particolare su Papa Francesco, che le è rimasto impresso?

Ci sono due storie molto divertiti di questo pontificato: una è il giorno della sua elezione, il 13 marzo 2013. Lui appena eletto, entra nella sala del conclave. Il segretario del conclave, un arcivescovo, dà al Santo Padre la berretta bianca; Bergoglio prende quella rossa, la sua, e gliela mette in testa. L’arcivescovo pensa che sia stato nominato cardinale. Il giorno dopo entra nella stanza dove stavano facendo la messa i cardinali. Gli fanno notare che non lo era e lo invitano a non imbucarsi”.

E l’altra?

“Un’altra storia è appena eletto. La Conferenza episcopale italiana aveva evidentemente preparato il comunicato stampa per congratularsi con il futuro pontefice, ma manda la mail con il nome sbagliato, indicando un altro arcivescovo. Qualche anno dopo al direttore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, monsignor Domenico Pompili, arriva la lettera di nomina del Papa a vescovo, ma il nome è sbagliato. Si dice che quando Pompili incontrò Francesco, gli fece notare l’errore. E Francesco gli rispose “anche tu avevi sbagliato il mio nome quando sono stato nominato”. Era uno scherzo. È un papa così”.

Gavino Pala, Lei fa parte della Comunità di Sant’Egidio, questo ha avuto influenze sul suo libro, ‘Mi volevano morto’?

“Forse. Nel senso che grazia alla Comunità ho capito meglio il papato, mi sento vicino all’amore per i poveri e agli ultimi. Il mio vuole essere un piccolo contributo per difendere il Papa. L’idea di scrivere chi sono i detrattori è un modo per mostrare la mia vicinanza al Papa e l’unica cosa che potevo fare era difenderlo”.

Ha mai incontrato il Papa? Magari dopo questo libro sicuramente lo conoscerà

“Domani all’udienza (il 29 marzo, ndr) forse lo conoscerò. Spero comunque presto”.

Dopo diverse opere, “Mi volevano morto” è il terzo manoscritto, Gavino Pala ha idee per il prossimo libro?

“Mi piacerebbe scrivere un libro sui martire del 21esimo secolo”.