Partita Iva guadagni e lavoro online: ecco quali dati finiranno all’Agenzia delle entrate dopo l’adozione, anche dell’Italia, della direttiva europea Dac7. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo numero 32 del 1° marzo scorso che disciplina gli obblighi per le piattaforme informatiche di comunicare all’Agenzia delle entrate i dati di chi, con partita Iva, lavori su internet ricavandone dei guadagni. L’Agenzia delle entrate entrerà a conoscenza delle informazioni anche di chi effettui affitti brevi e noleggi auto. L’obiettivo è quello di contrastare fenomeni di evasione ed elusione fiscale. La stessa Commissione europea mira a recuperare entrate fiscali per 30 miliardi di euro tra i Paesi membri dell’Unione europea.

Partita Iva guadagni tutti i dati dei ricavi 2023 finiranno all’Agenzia delle entrate

Chi guadagna su internet con la partita Iva vendendo beni e servizi, o facendo affitti brevi o anche noleggi di auto sarà tracciato mediante il meccanismo messo a punto dal governo di trasmissione dei dati all’Agenzia delle entrate. Obbligati a trasmettere le informazioni sono i provider tramite i quali le partite Iva fanno affari. Un esempio potrebbe essere quello di Airbnb per gli affitti brevi: il software sarà obbligato a trasmettere i dati di chi abbia fatto affitti utilizzando la piattaforma di intermediazione. Lo stesso avviene per tutti gli altri portali di intermediazione di vendita online.

Guadagni partite Iva su internet per vendite e affitti al setaccio senza esoneri

Il decreto legislativo va anche oltre quanto fissi la direttiva europea Dac7 in merito ai limiti minimi per la segnalazione all’Agenzia delle entrate. Non compaiono nel decreto, infatti, l’esonero dalla segnalazione delle partite Iva con ricavi annui inferiori a 2.000 euro o meno di 30 operazioni all’anno, come stabiliti dalla Dac7. Differente disciplina in sede di ricezione della direttiva anche sugli affitti brevi. La comunicazione non scatterebbe se si superassero le 2.000 attività. Mentre, il provider (ad esempio, Airbnb) sarebbe obbligato a girare i dati all’Agenzia delle entrate nel caso in cui le operazioni non superassero la soglia delle 2.000 attività perché si inquadrerebbe in un’attività al di fuori delle strutture ricettive classiche. Anche questa deroga non è contenuta nel decreto 32 del 2023. Pertanto, tutti gli affitti brevi finiscono al setaccio dell’Agenzia delle entrate per il tramite dei siti intermediari.

Partita Iva guadagni su internet, tutte le operazioni sono oggetto di comunicazione al Fisco

Nel decreto legislativo pubblicato in Gazzetta Ufficiale non c’è dunque l’esonero sul numero di affitti brevi. L’obbligo per gli intermediari di comunicare i dati al Fisco comprende, anche sulle vendite, “il corrispettivo totale versato o accreditato nel corso di ogni trimestre del periodo oggetto di comunicazione e il numero di attività pertinenti in relazione alle quali tale corrispettivo è stato versato o accreditato”, secondo quanto stabilisce l’articolo 11, comma 5, del decreto 32/2023. Il provider deve comunicare anche “eventuali diritti, commissioni o imposte trattenuti o addebitati dal gestore di piattaforma con obbligo di comunicazione per ogni trimestre del periodo oggetto di comunicazione” (comma 6).

Partite Iva, ecco quali informazioni finiranno al controllo del Fisco per non sfuggire alla tassazione

Eccoli, dunque, i dati che dovranno essere comunicati dai provider di intermediazione relativi alle partite Iva che facciano affari su internet. Se si tratta di venditore persona fisica, i dati comunicati saranno sempre quelli identificativi (nome, cognome, indirizzo principale, data di nascita, codice fiscale e numero di partita Iva). L’affare concluso da una società comporta la comunicazione anche della ragione sociale e del numero di registrazione dell’attività. Inoltre, i provider comunicano anche i numeri di conto corrente (eventualmente anche se intestati a persona differente da quella che effettua l’operazione di vendita), gli importi delle transazioni e il numero di vendite effettuate periodicamente tramite il marketplace.

Controlli affitti brevi partite Iva, chi fa locazioni è segnalato all’Agenzia delle entrate

Per gli affitti brevi, i provider devono comunicare all’Agenzia delle entrate anche gli indirizzi completi degli immobili utilizzati per l’attività ricettiva, il numero dei giorni di locazione e il tipo di ogni singola proprietà inserzionata durante il periodo oggetto di comunicazione. Si parte da subito con le segnalazioni. Infatti, entro il 31 gennaio 2024 i provider dovranno consegnare i dati dei guadagni delle partite Iva riferiti al 2023. Le modalità di comunicazione delle informazioni saranno indicate da un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate di prossima pubblicazione.