Tra USA e Russia si riaccendono le tensioni del passato, con l’annuncio della Casa Bianca di interrompere lo scambio di dati con la Russia riguardanti le proprie armi nucleari strategiche, previsto dal trattato New Start abbandonato dal Cremlino.

USA alla Russia: stop allo scambio di dati sulle armi nucleari per “incoraggiare Mosca a tornare al rispetto del Trattato New Start”

guerra russia-ucraina
Il presidente USA Joe Biden.

Tra USA e Russia la tensione si mantiene altissima, con la Casa Bianca che ha annunciato di aver informato Mosca che non condividerà più i dati sulle proprie armi nucleari strategiche. La notizia fa seguito alla decisione del presidente russo Vladimir Putin, presa il mese scorso, di abbandonare il Trattato Start (acronimo di Strategic Arms Reduction Treaty), che prevede l’obbligo di comunicare ogni sei mesi le proprie forze nucleari, in modo da evitare il ricorso a tali armamenti e a mantenere sotto una determinata soglia il numero di tali ordigni.
Secondo una fonte interna all’amministrazione del presidente Joe Biden, la mossa statunitense rappresenta “la prima azione intrapresa in risposta alla sospensione della Russia” e sarebbe una contromisura legale volta “a incoraggiare Mosca a tornare al rispetto del Trattato”.

USA-Russia e le tensioni della guerra in Ucraina alla base dell’escalation nucleare

incontro Putin Biden
Il presidente russo Vladimir Putin.

Alla base di questo nuovo, critico passaggio nei rapporti sempre più tesi tra Stati Uniti e Russia c’è, ovviamente, la guerra in Ucraina e lo scambio di accuse tra le due superpotenze sulla gestione del conflitto. Un innalzamento della tensione che vede il nucleare tornare a essere una questione apertamente sul tavolo e non più un tabù come negli ultimi decenni post-Guerra Fredda, e non solo a causa dei ripetuti allarmi in merito alla situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
I dati statunitensi che gli USA hanno deciso di tenere ‘nascosti’ includono, infatti, informazioni dettagliate sul numero di bombardieri, missili e testate nucleari dislocati in specifiche basi americane. Occultandoli, la Casa Bianca fa venir meno un principio di trasparenza che era alla base del Trattato Start e che aveva lo scopo di tenere sotto controllo, attraverso tali comunicazioni semestrali, la proliferazione di armamenti nucleari su scala globale.

Lo stop ai dati sulle armi nucleari: mossa diplomatica inevitabile o decisione avventata dagli esiti preoccupanti?

Non a caso, a testimonianza della preoccupazione crescente che accompagna questa decisione dell’amministrazione Biden, le valutazioni in merito a essa e alle sua possibili conseguenze non sono concordi.
Alcuni ex ufficiali americani hanno affermato che la mossa era necessaria per far capire a Mosca i costi della sua decisione di ritirarsi dal trattato. Per Lynn Rusten, ex alto funzionario statunitense, oggi vicepresidente della ‘Nuclear Threat Initiative’, organizzazione no-profit che si occupa di questioni di sicurezza, la mossa “è estremamente spiacevole, ma del tutto prevedibile e appropriata”. Rusten si chiede, infatti, “perché la Russia dovrebbe continuare a beneficiare delle misure di trasparenza quando le nega agli Stati Uniti?”.
D’altro canto, altri sostenitori del controllo degli armamenti hanno espresso la preoccupazione che ciò possa portare a un graduale disfacimento del quadro di controllo degli armamenti che ha regolato per decenni la competizione nucleare tra Washington e Mosca. Daryl Kimball, direttore esecutivo della ‘Arms Control Association’ sostiene che “l’occultamento di queste informazioni fornisce agli Stati Uniti un’influenza minima o nulla sulla Russia”. Per Kimball, il rischio maggiore sarebbe legato al fatto che questa mossa “offusca ulteriormente la situazione per quanto riguarda il rispetto del trattato da parte di entrambi i Paesi”, determinando ancor più instabilità sul fronte del nucleare a livello mondiale.