In attesa di capire se si procederà all’arresto di Donald Trump – da lui stesso annunciato nei giorni scorsi – il Tycoon è entrato in campagna elettorale e gioca a vestire i panni del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Nonostante una serie di fattori sfavorevoli, che vanno dal deludente esito delle midterm elections alle diatribe legali e giudiziali pendenti, Trump sembra si stia lentamente riprendendo il timone del Partito Repubblicano. Ron DeSantis, seppur astro nascente del mondo GOP, fatica ad erodere consenso all’ex Presidente che gode ancora – all’interno del partito – di vasto e trasversale appoggio. Specialmente nelle aree più radicali e conservatrici che sono raccolte nel movimento MAGA (Make America Great Again). Si spiega così l’animo garibaldino e baldanzoso con il quale Donald Trump si è rivolto ai suoi ieri sera presso l’aeroporto di Waco in Texas: “Rimettetemi alla Casa Bianca – ha detto in occasione dell’apertura della sua campagna elettorale – e l’America sarà nuovamente un paese libero”. L’attacco è al governo di Biden che Trump, in un surplus di negative campaign, ha definito un “regime”.

Trump sulla guerra in ucraina: con me finirebbe subito

La campagna elettorale, seppur sui generis, Donald Trump la alimenti anche con i media. Specialmente con quelli accostabili al Partito Repubblicano. Ai microfoni di Fox News, infatti, ha detto che con lui alla presidenza la guerra in Ucraina “terminerebbe in 24 ore”. Le sue parole nel dettaglio:

La risolverò in ventiquattr’ore con Zelensky e con Putin, è un negoziato molto facile da mettere in piedi, ma non voglio dirti in che modo perché io non posso farlo”. “Ma è una cosa veramente facile – ha aggiunto – la risolverò in un giorno, farò fare loro la pace.

Il tycoon ha però ribadito che i negoziati non potranno esserci prima di un anno e mezzo, quindi quando ci saranno le elezioni per la Casa Bianca. Non nascondendo, per questo, preoccupazioni:

Se non verrà trovata una soluzione – ha concluso – entro le elezioni, cosa possibile che non avvenga, è anche possibile che ci troveremo nella Terza guerra mondiale con questi idioti che stanno facendo quello che stanno facendo. Tu puoi finire in una guerra nucleare che farà apparire la Prima e la Seconda guerra mondiale come un ‘patty-cake’”.

Patty-cake è un termine che gli americani associano a un gioco per bambini e a una piccola torta.

Intanto il gran giurì

Tutto questo succede mentre Donald Trump è in attesa del responso del gran giurì: la giuria – organo tipico degli ordinamenti del common law – chiamata a stabilire la presenza o non delle condizioni necessaria all’avvio di un processo penale.

La Cnn fa sapere, tramite una propria fonte, che il gran giurì di Manhattan si è riservato di aggiornarsi dopo aver ascoltato la testimonianza di David Pecker, l’intermediario fra l’allora avvocato di Trump, Michael Cohen, e quello dell’attrice.

Il gran giurì deve stabilire il ruolo di Trump nei pagamenti effettuati all’attrice di film per adulti, Stormy Daniels, perché non parlasse della loro relazione in occasione della campagna elettorale per le presidenziali del 2016. Secondo la ricostruzione giudiziaria, nell’ottobre 2016 un agente della pornostar avrebbe Pecker minacciando di rendere pubblica la sua relazione con Trump, il quale ha sempre negato la relazione. Il presunto silenzio sarebbe costato ben 130 mila dollari.

Il tycoon va avanti

La situazione non placa la corsa di Donald Trump che, anzi, sembra trovare dalla stessa la linfa e la benzina per insistere nella sua campagna presidenziale. Alcuni dati raccolti da un istituto di ricerca americano, infatti, hanno evidenziato una sorta di reazione positiva dei trumpisti dinanzi a tutta questa storia. Sembra proprio che più le istituzioni stringono Trump, più i trumpisti vedono alimentati i loro sentimenti anti-establishment e quindi pro trump. Tratti, populisti ed antipolitici, tipici della narrazione trumpiana.