Blitz ingente della Guardia di finanza che ha individuato quasi duemila operai irregolari nei cantieri navali di Venezia. Quasi tutti stranieri, i lavoratori erano retribuiti “in nero” e, in alcuni casi, sfruttati con paghe misere e nessun diritto garantito dai contratti collettivi.
L’indagine è stata condotta dalle Fiamme Gialle in collaborazione con l’Ispettorato del lavoro, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica veneziana. Non si escludono future retate analoghe nel resto del Paese, sebbene il focus dell’inchiesta fosse legata alla città lagunare.
Operai irregolari nei cantieri, Venezia punta dell’iceberg
1.951 lavoratori in posizione illecita per un controvalore economico di 6 milioni di euro evasi. Questo il riassunto dell’ispezione compiuta dalla Gdf per accertare la posizione irregolare degli operai impegnati nei cantieri navali di Venezia.
Sin dalla perquisizione e dal successivo esame delle buste paghe sarebbero emerse le prime anomalie, a cominciare dalla retribuzione inferiore. Gli inquirenti hanno così accertato la presenza di un meccanismo di “paga globale”, in cui i lavoratori erano rimborsati in forma oraria e non secondo le condizioni dei contratti collettivi. Escluse anche le altre entrate indirette, almeno in forma consentita.
Lo stipendio veniva attribuito per mezzo di una busta paga finta, con l’indicazione di voci fittizie come “anticipo stipendio”, “indennità di buono pasto”, “bonus 80 euro”, “indennità di trasferta” e “anticipazione TFR”. Elementi di facciata che hanno immediatamente insospettito gli ispettori e le Fiamme Gialle.
Ad aggravare la posizione delle ditte appaltatrici contribuirebbero anche le prove di sfruttamento sul lavoro nei confronti di circa 400 persone. Oltre al sistema irregolare di pagamento, sottoponevano la manodopera a condizioni di lavoro misere e degradanti.
Controlli anche a Roma e Gallipoli
Nella giornata di ieri la Capitaneria di porto di Gallipoli e la Guardia Costiera di Roma hanno riscontrato altre due violazioni di carattere ambientale.
Nel primo caso, gli inquirenti hanno osservato la presenza di un deposito di rifiuti non pericolosi, ammucchiati su un’area di proprietà privata adiacente all’area in concessione alla Società titolare del cantiere navale.
Nel secondo caso è stato disposto il sequestro dell’area su ordine della Procura della Repubblica di Civitavecchia in danno di un cantiere navale operante nell’ambito del porto canale di Fiumicino. I tecnici dell’Arpa, l’autorità che valuta la qualità dell’aria, hanno accertato che il cantiere operava in assenza delle necessarie misure di convogliamento dei liquidi inquinanti prodotti dalle lavorazioni.