Ucraina Challenger britannici. L’Ucraina ha ricevuto i suoi primi carri armati britannici Challenger. Ad annunciarlo il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov sui social media che scritto: “Dopo aver ‘pilotato’ personalmente il Challenger, posso dire che il guidatore di una Rolls Royce non si troverà a suo agio come l’equipaggio di quest’opera di arte militare”. Nello stesso giorno, sono arrivati a Kivev anche i tanti diuscussi carri armati Leopard II inviati dalla Germania, mnetre da Mosca continuano le dichiarazioni di forza. “Abbiamo armi avanzate e uniche in grado di distruggere qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti”. A parlare è il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev in un’intervista al quotidiano Rossiyskaya Gazeta. Qualche ora prima, da un altro ufficio del Cremlino, era arrivata la conferma che Mosca non arretra sui i piani di dispiegamento di armi nucleari tattiche, “indipendentemente dalla reazione dell’Occidente”.
Ucraina, prove di forza sulle armi
Nel 397esimo giorno di guerra le dichiarazioni di forza si susseguono e rimbalzano tra le cancellerie mondiali. Dalla Russia alla Cina, il tema è uno solo: quello degli armamenti. Quelli pesanti, come i 18 carri armati leopard 2 inviati dalla Germania e arrivati a Kiev, e quelle nucleari tattiche, che hanno cioè una potenza e una gittata inferiori rispetto alle tradizionali. Ne aveva parlato, appena due giorni fa, il numero uno del Cremlino in un’intervista trasmessa dalla televisione di stato, dicendo di volerne dispiegare un numero imprecisato in Bielorussia, il cui presidente Alexander Lukashenko è un suo strettissimo alleato. Ed è un altro alleato di peso a intervenire oggi. “Nelle circostanze attuali tutte le parti dovrebbero concentrarsi sugli sforzi diplomatici per risolvere pacificamente la crisi ucraina” ha sibillato la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning.
Pechino: “Concentrarsi su soluzione pacifica”
Un richiamo contro l’escalation, dopo che la scorsa settimana da Londra erano trapelate informazioni su presunte munizioni all’uranio impoverito da inviare a Kiev. A rivelarle era stata la baronessa Annabel Goldie, vice ministra della difesa, durante un’audizione di secondaria importanza, rimbalzata però dai media ucraini, poi su tutta la stampa internazionale e infine sul tavolo del Consiglio europeo. In Italia, alla vigilia del meeting dei 27, la questione aveva interessato gli scranni più alti del Senato. La presidente del Consiglio sulle armi pesanti da inviare a Kiev aveva usato toni netti: “Se noi ci fermiamo consentiamo l’invasione” aveva spiegato, ma si era anche trovata a sottolineare: “Non supportare l’Ucraina significherebbe riconoscere a Putin il diritto di invadere un territorio straniero”.