La giornata internazionale della visibilità transgender si celebra ogni anno dal 2009 il 31 di marzo ed è una giornata di fondamentale importanza per tutte quelle persone che sentono di non aver ancora ottenuto i propri diritti civili e sentono di essere purtroppo ancora considerati una minoranza.

La giornata internazionale della visibilità transgender: la storia

La giornata internazionale della visibilità transgender è stata istituita nel 2009 e fortemente voluta da Rachel Crandal, nota attivista trans americana; si distingue dal Transgender Day of Remembrance che si celebra invece il 20 novembre di ogni anno, per tanti motivi, primo fra tutti l’obiettivo di questa celebrazione che non è solo quello di evidenziare il dolore e le difficoltà della comunità trans (con tantissime vittime di discriminazione ogni anno, picchiate e addirittura uccise), ma quello di normalizzare il loro ruolo nella società. Per lungo tempo, infatti, la comunità trans è stata raccontata e descritta da un punto di vista che non ha tenuto conto di un fatto fondamentale: dietro ogni storia c’è una persona e non solo, è stata per troppi anni una realtà che si è cercato molto spesso di tenere in ombra.

Le vittime transessuali

L’Italia è maglia nera in fatto di vittime transessuali e anche nel 2022 si è aggiudicata il primato in Europa per le vittime di violenza. Solo nell’anno passato, quindi nel 2022 ci sono state 381 persone vittime di transfobia in tutto il mondo: più di una persona trans al giorno mediamente perde la vita per cause non naturali, per un totale di 5000 le persone trans morte dal 2008 ad oggi. Dal 2019 ad oggi c’è stato un aumento dell’8%. L’età media delle persone trans trovate senza vita quest’anno è di 27 anni. La più giovane aveva 12 anni, la più anziana 59 e non è tutto: per la prima volta nella storia, nel 2022 sono stati riportati casi di transicidio in Estonia e in Svizzera e tutte e due le vittime erano donne transessuali migranti nere. Il 95% di coloro che sono state uccise globalmente erano donne trans o persone trans femminili. Il 68% dei transicidi registrati nel mondo inoltre, si sono verificati in America Latina, ai Caraibi, il 29% del totale (77) si sono consumati in Brasile. Rimanendo in Italia invece, dieci le vittime nell’arco degli ultimi 12 mesi: numeri da record che anziché diminuire tendono purtroppo ad aumentare sempre più; occorre chiaramente fare qualcosa di concreto a partire dall’educazione in famiglia e nelle scuole, necessaria affinchè venga fatto comprendere, almeno alle nuove generazioni, che le persone transessuali devono godere degli stessi diritti di tutti gli altri poiché siamo tutti uguali: etero, omo, trans, lesbiche ma comunque tutti esseri umani.