Pensioni opzione donna quota 100, ecco quando è possibile riattivare i vecchi requisiti, ormai superati dagli anni e dalle nuove regole previdenziali, per andare in pensione nel 2023. I casi riguardano, in particolare, i lavoratori che avevano maturato i requisiti richiesti dai due canali di pensione anticipata. In varie situazioni, la legge consente il “congelamento” dei requisiti che poi possono essere recuperati negli anni successivi. Leggiamo, nel dettaglio, due casi di lavoratori e lavoratrici che sono nelle condizioni di richiedere la pensione anticipata in via retroattiva.

Pensioni opzione donna quota 100, quando si possono usare i vecchi requisiti per uscire dal lavoro?

Con l’opzione donna è possibile ritornare ai vecchi requisiti di pensione anticipata che erano anche più facilmente maturabili. Ad esempio, una lavoratrice che nel 2021 aveva compiuto l’età minima di 58 anni prevista per le dipendenti, unitamente ad almeno 35 anni di contributi maturati sempre due anni fa, può tornare indietro sui suoi passi e richiedere l’opzione donna nel 2023. Quella uscita dall’ultima legge di Bilancio, infatti, è una misura che aggiunge paletti che restringono di molto la possibilità di rientrare nei requisiti. Anche se nel frattempo la lavoratrice ha raggiunto l’età minima richiesta nel 2023 (ovvero 60 anni) e avendo almeno 35 anni di contributi, deve necessariamente soddisfare uno dei requisiti aggiunti dalla Manovra 2023. Ovvero essere caregiver, avere un’invalidità di almeno il 74% oppure licenziata o dipendente di un’impresa in stato di crisi.

Opzione donna, requisiti pensione 2023 rispetto a quelli degli scorsi anni

Tornando ai requisiti richiesti fino a due anni fa, se la lavoratrice aveva raggiunto entro il 31 dicembre 2021 l’età di 58 anni e 35 anni di contributi può richiedere la pensione anticipata con opzione donna nella vecchia versione, quella vigente nel 2021, senza dover soddisfare le condizioni richieste quest’anno, ma nemmeno beneficiando degli sconti contributivi per le lavoratrici madri, introdotti dal 1° gennaio 2023. Il congelamento dei requisiti di uscita vale anche per la quota 100 che, insieme all’opzione donna, ha rappresentato l’alternativa alle regole della riforma Fornero nel triennio 2019-2021. Per la quota 100, nel triennio di sperimentazione, il decreto 4 del 2019 richiedeva l’età minima di 62 anni unitamente ad almeno 38 anni di contributi.

Pensioni quota 100, si possono usare i vecchi requisiti nel 2023?

Un lavoratore nato alla fine degli anni ’50 che avesse maturato l’età di 62 durante gli anni di vigenza della quota 100, unitamente ad almeno 38 anni di contributi, potrebbe optare per un ripristino di questi requisiti per andare in pensione anticipata. Anche perché non è detto che, avendo raggiunto i requisiti di quota 100, col passare degli anni rientri in quelli della nuova 103 valida per il 2023. Ciò può avvenire, ad esempio, perché nel frattempo il lavoratore ha interrotto la sua contribuzione. L’alternativa sarebbe quella di attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni. Tuttavia, con il ripristino dei vecchi requisiti il lavoratore può sempre scegliere di tornare alla vecchia quota 100.

Chiarimenti Inps su quota 100

L’Inps ha chiarito il meccanismo di congelamento del diritto ad andare in pensione con quota 100 con la circolare numero 38 del 2022. I contribuenti che avevano maturato i requisiti per la vecchia quota 100 possono fare domanda di pensionamento con questa misura anche dopo il termine della sperimentazione triennale, arrivato il 31 dicembre 2021. E, quindi, accedere alla pensione anche negli anni successivi. Nel caso specifico, il lavoratore ha già esaurito anche la finestra trimestrale che decorre dal giorno di maturazione dei requisiti a quello effettivo di fruizione dell’assegno di pensione. L’Inps, pertanto, pagherà la pensione al lavoratore il primo giorno del mese successivo a quello nel quale invierà la domanda di pensionamento anticipato.