La Fiorentina rischia di pagare a caro prezzo il cambio stadio per permettere i lavori di ristrutturazione del Franchi. Da ormai alcuni giorni, vista anche la pausa delle nazionali, non si fa altro che parlare della questione legata ai viola e alla necessità di trovare un altro campo di gioco per le loro partite casalinghe. Le parole del sindaco Nardella, inoltre, hanno portato alla luce un altro problema, ossia il fatto che che a pagare le spese del trasloco saranno di fatto solo il club viola e i suoi tifosi.

Fiorentina, quanto costa il cambio stadio?

Il caso Fiorentina si può considerare più unico che raro, dal momento che Udinese e Atalanta, le ultime due squadre in ordine temporale ad avere ristrutturato il proprio stadio, hanno potuto continuare a giocare anche durante i lavori. Nel caso dei bergamaschi, aiutati dal periodo a porte chiuse a causa del Covid, la dirigenza atalantina dovette trasferire la squadra a Reggio Emilia e Milano solamente per giocare le partite europee.

I viola, infatti, si trovano svantaggiati anche in questo, perchè gli stadi con standard Uefa vicini sono decisamente pochi. In particolare, il più vicino a Firenze è Modena, che si trova a 154 km e quasi due ore di distanza da Firenze. Il tutto senza considera che il Braglia ha una capienza che è circa la metà rispetto alla capienza del Franchi, 10.000 posti in meno rispetto al media spettatori che la Fiorentina sta tenendo in questa stagione (32.000).

Un danno non da poco, soprattutto a livello di ricavi da biglietteria, hospitality e food&beverage, ma anche di diritti tv. La Serie A, infatti, distribuisce una quota pari al 12% ai club sulla base degli spettatori paganti negli ultimi tre campionati, che si tramutano in 9 milioni di euro per la Fiorentina. Perdere circa 10.000 spettatori a partita porterebbe i viola in fondo alla classifica spettatori, con un danno che ammonterebbe a circa 12/15 milioni di euro di mancate entrate. In sostanza, la Fiorentina rischia di perdere 30 milioni complessivi per l’obbligo, da parte del Comune di Firenze, di lasciare il Franchi. Tutto questo, ovviamente, se i lavori durassero realmente solo due anni, con la possibilità di ritardi dietro l’angolo.

Una colpa non da poco per l’amministrazione comunale, la quale non ha mai preso in considerazione l’ipotesi della costruzione di una struttura temporanea, come fatto per il Cagliari e come dovrebbe avvenire a Bologna. Un paradosso tutto italiano, dal momento che il costo della ristrutturazione del Franchi ammonta a circa 200 milioni di euro, interamente presi da soldi pubblici. Lavori che, oltre a tutti i problemi sopracitati, obbligheranno la Fiorentina ad avere meno risorse da spendere sul mercato.

Il tutto quando il patron viola, Rocco Commiso, aveva proposto di investire 250 milioni anche solo sulla ristrutturazione del Franchi. Proposte respinte al mittente, come quelle legate all’ipotesi del nuovo stadio. La stessa società toscana aveva già pensato, nel suo progetto iniziale, di poter continuare a giocare al Franchi anche durante i lavori. Ma la conclusione è stata diversa: opzioni tutte respinte, alla fine l’impianto verrà rifatto coi soldi pubblici, con conseguenze sul breve periodo per la Fiorentina e i suoi tifosi.

Da capire, poi, come varierà la cifra del nuovo affitto, così come la gestione degli spazi commerciali e dei giorni extra partita, il tutto nonostante il business plan sia già stato consegnato da parte della Fiorentina. Insomma, non è difficile capire come tutta questa situazione abbia reso il rapporto tra Rocco Commiso e il sindaco Nardella tutt’altro che idilliaco.