Il Viminale lancia l’allarme sugli sbarchi dei migranti arrivati in Italia nel primo trimestre del 2023. Sono infatti quasi 27mila i clandestini soccorsi – o sbarcati – in mare. Numeri record, secondo il Viminale, che sono il quadruplo degli arrivi del primo trimestre dello scorso anno. “Dall’1 gennaio a oggi sono 26.927 i migranti sbarcati sulle coste italiane, il quadruplo dei 6.543 sbarcati nello stesso periodo dell’anno scorso e dei 6.334 dello stesso periodo di due anni fa”. Dicono dalla sede del ministero dell’Interno. “Solo negli ultimi cinque giorni sono arrivati via mare 6.564 migranti, con picchi di 2.814 il 24 marzo e 2.007 il 25 marzo”, secondo quanto emerge dagli ultimi dati aggiornati (27 marzo) e diffusi online dal Viminale”.
Secondo il ministero dell’Interno, il 13,6% proviene dalla Costa d’Avorio, l’11,8% dalla Guinea, il 7,3% dal Pakistan, il 7% dal Bangladesh, il 6,8% dalla Tunisia. Quest’anno i minori stranieri non accompagnati sbarcati sono ad oggi 2.641: nell’intero 2022 erano stati 14.044.
Sbarchi migranti, in 650 arrivano a Roccella Jonica
Sono 650 i migranti sbarcati la scorsa notte nel porto di Roccella Jonica, nella Locride. I profughi, di nazionalità egiziana, sono in maggioranza uomini, tra cui un gruppo di minorenni. Secondo quanto appreso, hanno risalito il mare Jonio a bordo di un grosso moto pesca d’altura, attraccando autonomamente alla banchina del porto della Locride. Il gruppo, tenuto conto degli sbarchi ormai quotidiani, è stato temporaneamente ricoverato nella palestra comunale in attesa dei controlli di salute e amministrativa.
Il dramma della Tunisia
La situazione in Tunisia è ogni ora che passa sempre più drammatica. “Ho vissuto cinque anni in Tunisia, lavorando onestamente – ha raccontato una donna di 40 anni, proveniente dalla Costa D’Avorio a bordo della Life Support, la nave di Emergency che domani attraccherà al porto di Ortona – fin quando non è diventato un luogo davvero pericoloso. La popolazione locale ha iniziato a lanciarci pietre per strada, a minacciarci con armi per prenderci soldi e telefoni, a incendiare le nostre case, a non pagarci più a lavoro o a licenziarci dal giorno alla notte. La legge in Tunisia non è uguale per tutti, non vengono rispettati i diritti umani. Ho ancora amici rimasti in Tunisia che al momento sono in prigione, senza aver commesso alcun crimine. Come si può restare in un Paese dove si ha paura ad uscire anche solo di casa?”. Un’altra delle donne soccorse, di 28 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio e mamma di una coppia di gemelli di due anni, ricorda così il viaggio: “Pensavo, se succede qualcosa ai miei bambini non me lo perdonerò mai. Siamo stati per tre giorni in mare alla deriva perché il motore non funzionava più. Avevamo finito il cibo e l’acqua. A bordo eravamo immersi nel gasolio, nelle urine, negli escrementi, nel vomito. I più piccoli piangevano senza sosta”