Portovesme Srl news, al via le proteste. “Il corteo è terminato abbiamo concordato il blocco dei cancelli, nessuno entra e nessuno esce. Ora è in corso è un coordinamento dei delegati e stiamo decidendo come operare e per il momento l’azienda non ha dato nessuna risposta e non ci ha convocato, siamo in attesa”. A spiegarlo sono i lavoratori della Portovesme Srl, la società di Portoscuso, in Sardegna che questa mattina hanno sfilato in segno di protesta proprio davanti all’ingresso principale dello stabilimento contro la decisione della società di fermare la produzione e mettere a rischio 1500 posti di lavoro.
L’appuntamento, per i dipendenti della società, che stanno lottando per mantenere il loro posto di lavoro, era fissato per questa mattina alle 8 davanti ai cancelli dello stabilimento. In ballo c’è la vicenda che vede la società Portovesme Srl al centro di una questione che ora, a quanto pare, è tutta tra i lavoratori e i vertici aziendali.

Portovesme Srl news, corteo dei lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento per chiedere all’azienda di riprendere la produzione

La protesta dei lavoratori del comparto dello stabilimento del Sulcis è cominciata lo scorso 28 febbraio, con quattro di loro che si sono asserragliati nella torre più alta, una ciminiera, per cercare di avere un’attenzione sulla vicenda che non ritenevano ci fosse. In ballo ci sono 1500 posti di lavoro per cui, inizialmente, i lavoratori chiedevano aiuto allo Stato. A quanto ne sapevano i lavoratori, infatti, il problema della società era il caro energia che stava mettendo tutti in ginocchio. Così, a seguito dell’atto estremo compiuto dai quattro dipendenti, la Portovesme e i sindacati, nel tempo hanno ottenuto diversi colloqui con la sottosegretaria del MIMIT, Fausta Bergamotto. L’ultimo venerdì scorso, durante il quale sarebbero emersi particolari che probabilmente i lavoratori non conoscevano tutti a fondo. Tanto è vero che dopo la riunione, la loro attenzione si è rivolta all’azienda che, secondo le analisi svolte dal Ministero, sarebbe in grado di riaprire la produzione. Il ministero del Made in Italy aveva anche proposto di attivare un credito d’imposta per i prossimi 3 mesi, ma a quanto pare non è bastato alla società neanche per sospendere la decisione di far saltare 1450 posti di lavoro, nonostante l’appello del Governo. Così quasi immediatamente, già da venerdì sera, alcuni lavoratori si erano incatenati di fronte alla sede della Portovesme. Mentre oggi sono proseguite le protese e quello che doveva essere solo un’assemblea è diventato un vero e proprio corteo. “La Glencore (il gruppo controllore della società) – fanno sapere le rappresentanze sindacali – ha autorizzato lo spostamento di un bilico di galene, ossia le materie prime per la produzione del piombo, qui a Portovesme, e per la raffinazione dei materiali preziosi a San Gavino e noi siamo contrari perché significa che si stanno portando via le materie prime. Ora la società deve chiarire perché porta via prodotti necessari alle lavorazioni”. Intanto la vertenza arriva in Consiglio regionale, con Cesare Moriconi del Pd che chiede che sulla crisi di Portovesme srl vi sia la convocazione straordinaria e urgente dell’Assemblea sarda e “la valutazione di una richiesta al Governo nazionale di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale dell’impianto di Portovesme”. Ieri la messa celebrata dal vescovo di Ales e Terralba, mons. Roberto Carboni, nel piazzale della fonderia di San Gavino: “Vogliamo fare una richiesta a chi deve sedersi al tavolo, Governo, Regione e azienda – ha detto nell’omelia – non si tratta solo di fare soldi ma di riconoscere che ci sono persone, famiglie e storie che si stanno costruendo e senza il lavoro ci sarà una drammatica difficoltà a realizzarle”.