“Ciao Pia, ho letto la tua storia sui giornali. Mi sembri un tipo tosto”. Con queste parole, stando al Corriere della Sera, avrebbe avuto inizio la collaborazione tra Pia Klemp e Banksy, che le avrebbe affidato il comando della nave Louise Michel – ora in stato di fermo a Lampedusa con l’accusa di aver violato le disposizioni del nuovo decreto italiano sulle Ong – nell’ambito del finanziamento di una missione per soccorrere i migranti in difficoltà nel tratto di mare tra la Libia e l’Italia. La sua storia ricorda molto quella di Carola Rackete, arrestata nel 2019 per aver “disobbedito” alle disposizioni dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante un’operazione di soccorso in mare e poi scagionata.
Chi è Pia Klemp, la biologa marina a capo della nave di Banksy
35 anni, biologa marina di formazione, in passato membro dell’organizzazione Sea Shepard, che si occupa della conservazione della biodiversità, Pia Klemp è una convinta ambientalista e attivista. Aveva già alle spalle diverse missioni di salvataggio nel Mediterraneo a bordo della Sea Watch e della Iuventa – la presenza a bordo di quest’ultima le è costato un processo (ancora in corso) da parte della magistratura per favoreggiamento all’immigrazione clandestina -, prima di essere contattata da Banksy e mettersi a bordo della Louise Michel. “Sono un artista del Regno Unito e ho realizzato diverse opere ispirate alla crisi dei migranti”, le avrebbe scritto lo street artist di fama internazionale.
“Ovviamente non posso tenere i soldi per me. Potresti usarli tu per comprare una barca o qualcosa del genere? Fammi sapere per favore. Buon lavoro, Banksy”, avrebbe aggiunto, all’interno di una mail indirizzata alla biologa, come lei stessa aveva raccontato nel corso di un’intervista al Guardian. “Non vedo il salvataggio in mare come un’azione umanitaria ma come una forma di lotta antifascista”, aveva aggiunto lei, annunciando di aver accettato l’offerta dell’artista. In pratica, attraverso il suo finanziamento, avrebbe guidato una missione per soccorrere i migranti in difficoltà nel tratto di mare tra la Libia e l’Italia.
Tutto è iniziato nel 2019. Dopo i primi contatti tra i due, l’accordo è sfociato nell’acquisto di una motonave francese di 31 metri, in precedenza usata dalla Guardia Costiera francese. I nuovi proprietari l’hanno chiamata, non a caso, Louise Michel, dal nome di un’eroina femminista anarchica di fine ‘800. Su un lato compare niente meno che un’opera di Banksy, una bambina che indossa un giubbotto di salvataggio e un salvagente a forma di cuore. Nello stesso anno è iniziata la sua attività, con il recupero di 89 persone nelle acque a sud di Lampedusa.
La Louise Michel è in stato di fermo a Lampedusa
Proprio a Lampedusa la nave si trova ora in stato di fermo. A riferirlo sono stati, nelle scorse ore, gli stessi attivisti, che su Twitter hanno fatto sapere: “Ci impediscono di lasciare il porto e prestare soccorsi in mare. Questo è inaccettabile”. “Le ultime morti in mare non sono un incidente né una tragedia. Sono volute”, aggiungono. Per la Guardia Costiera italiana, “la nave ha avuto un comportamento che complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi e la non osservanza delle disposizioni e ha inoltre rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni”. Prima di giungere nei pressi dell’isola siciliana, la Louise Michel aveva soccorso alcuni barchini nel Mediterraneo. Alla fine sono sbarcati 180 migranti.