Nuova svolta sul fronte delle auto inquinanti. Il bando sullo stop ai motori benzina e diesel a partire dal 2035 “non sarà riaperto” e, dopo l’intesa annunciata sabato tra la Commissione europea e Berlino sull’uso futuro degli e-fuels, dovrebbe ottenere in giornata il via libera degli ambasciatori dei Ventisette. Lo ha fatto sapere un alto funzionario Ue, riferendo che il regolamento verrà poi aggiunto ai punti all’ordine del giorno della riunione dei ministri dell’Energia in programma domani a Bruxelles.
Cos’è il bando sullo stop ai motori benzina e diesel?
L’Unione Europea ha approvato il pacchetto di interventi voluto dalla Commissione Europea passato sotto il nome di “Fit for 55”, ovvero 12 misure per ridurre del 55% le emissioni climalteranti entro il 2030. Nel dettaglio, la legislazione prevede l’obbligo per nuove autovetture e nuovi veicoli commerciali leggeri di non produrre alcuna emissione di CO2 dal 2035. L’obiettivo è quello di ridurre del 100% le emissioni di questi tipi di veicoli rispetto al 2021.
L’Italia chiede di rimandare il voto
L’Italia chiederà che l’approvazione del Regolamento sulle emissioni CO2 delle autovetture nuove sia tolta dai punti senza discussione del Consiglio Energia di domani 28 marzo. Lo si apprende da fonti diplomatiche Ue.
La richiesta si basa sul fatto che l’attesa dichiarazione della Commissione cambia sostanzialmente le condizioni per la sua interpretazione e attuazione. Il Bel Paese ritiene che gli Stati membri debbano avere, in ogni caso, il tempo di riflettere su di essa. Le regole procedurali del Consiglio prevedrebbero infatti un termine di 14 giorni per l’inserimento di un nuovo punto senza discussione nell’agenda del Consiglio.
Cosa cambierebbe per i consumatori?
Già nel 2030, tante case automobilistiche smetteranno di vendere del tutto auto diesel e benzina. A quel punto, i consumatori dovranno per forza acquistare auto elettriche? Non esattamente.
Con ogni probabilità, nei prossimi anni ci sarà un boom di endotermiche usate e magari ricondizionate, ancor di più se non si risolveranno gli attuali problemi della mobilità elettrica, tra cui il dispiegamento massiccio e capillare di punti di ricarica pubblici e il miglioramento, più che delle autonomie, dei tempi di ricarica.