Dopo le proteste la riforma della giustizia di Netanyahu è stata sospesa. L’obiettivo era di dare maggiori poteri al governo togliendoli alla Corte suprema, i manifestanti hanno lanciato l’allarme in piazza per dodici sabati consecutivi: “rischio dittatura”

Netanyahu riforma giustizia

Un passo indietro prevedibile da parte del premier israeliano, visti soprattutto i disordini di questi ultimi giorni. La riforma della giustizia israeliana che mirava ad attribuire maggiori poteri al governo a danno della Corte suprema è per ora sospesa. Il primo ministro israeliano ha informato gli alleati della coalizione di governo che intende sospende la riforma giudiziaria.

Le minacce dell’estrema destra

La riforma potrebbe portare a un crisi di governo. I partiti di estrema destra in coalizione con Likud stanno minacciando di far cadere il governo se lascerà cadere la riforma della giustizia, il discorso del premier previsto oggi alle 10-qui in Italia alle 9-è stato annullato e ora Netanyahu dovrà incontrare i leader dei partiti in coalizione con lui. A far tremare il governo israeliano è Itamar Ben-Gvir, leader del partito ultranazionalista Otzma Yehudit.

Gallant avverte: “Opportunità per i nemici d’Israele”

L’ex ministro della Difesa Yoav Gallant ha avvertito in una riunione a porte chiuse del Comitato per gli affari esteri e la difesa della Knesset che la sicurezza di Israele è in pericolo. “Secondo i rapporti dell’intelligence, c’è una chiara identificazione della situazione come un’opportunità per attaccare Israele“, ha detto Gallant “la spaccatura nella società israeliana può offrire ai nostri nemici una grande opportunità”, avrebbe aggiunto. “Gli iraniani stanno cercando di erodere le relazioni tra Israele e i paesi arabi“. L’ex ministro è stato sospeso per aver chiesto la sospensione dei discorsi inerenti la riforma della giustizia. Ore prima del licenziamento di Gallant, un alto funzionario della difesa-in anonimo- ha detto ad alcuni giornalisti che le tensioni sulla revisione giudiziaria hanno portato Israele a essere visto come “debole” agli occhi dei suoi nemici.

Un cartello durante una protesta di massa contro i piani di riforma del sistema giudiziario del governo a Tel Aviv, Israele, 27 marzo 2023. EPA/Yehuda Bergstein

Yair Lapid per il reintegro di Gallant

Il leader dell’opposizione Yair Lapid, ha chiesto al premier la revoca della destituzione di Gallant: “Lo Stato di Israele non può permettersi di cambiare il suo ministro della Difesa. Andiamo a casa del presidente, iniziamo un dialogo nazionale che porti alla creazione di una costituzione basata sulla Dichiarazione di Indipendenza e di un Paese in cui tutti viviamo insieme con amore e rispetto reciproco“.

Sciopero al Ben Gurion

Stop ai decolli degli aerei dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il capo del sindacato Histadrut ha annunciato uno “storico” sciopero per fermare “la follia” del governo che vorrebbe una controversa riforma della giustizia. “Ho ordinato l’immediato stop dei decolli”, ha detto Pinchas Idan, il capo dei sindacalisti aeorportuali. Nel frattempo il capo del sindacato laburista, Bar-David, ha annunciato uno sciopero con effetto immediato fino a quando il premier non annuncerà la sospensione della contestata riforma.

Disagi a Gerusalemme per le proteste

Dopo l’annuncio dello sciopero generale del sindacato laburista ora le proteste si sono allargate: sono 100mila le persone fuori alla Knesset. Crescono anche i timori dei cittadini e di chi possiede un’attività: hanno chiuso o stanno chiudendo aziende, ma anche asili e i campi scuola diurni. Le scuole oggi cominceranno la pausa pasquale, ma molti bambini piccoli erano pronti a trasferirsi nelle strutture alternative gestite dalle autorità locali. Anche i grandi centri commerciali privati chiuderanno a mezzogiorno. Lo sciopero generale convocato in Israele coinvolge anche il sistema sanitario: il sindacato dei medici israeliani ha annunciato il congelamento immediato del sistema. La polizia sta mettendo in campo a Gerusalemme centinaia di agenti nel timore che, nelle prossime ore, possano esserci scontri tra sostenitori e oppositori della riforma della giustizia. “Permetteremo la libertà di manifestazione ma non tollereremo violenze e disordini”, ha fatto sapere un funzionario. Sono pronti i camion con gli idranti e gli uomini della polizia di frontiera contro possibili sommosse.
Fuori dal Parlamento israeliano ci sono molti manifestanti che sventolano la bandiera israeliana e inneggiano alla democrazia. Si attende per le prossime ore l’arrivo anche di manifestanti di estrema destra. Di fronte alle ingenti proteste che nel frattempo sono partite, il premier Netanyahu ha invitato i manifestanti a non utilizzare la violenza in un tweet.

Solidarietà dall’Italia

Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio, ha espresso la propria solidarietà con il popolo israeliano sceso in piazza contro la riforma della giustizia.