Chi è Elian Gonzalez e perché se ne sta parlando? Diventato deputato del parlamento cubano all’età di 29 anni, Gonzalez è ricordato perché, quando era bambino, fu conteso tra gli Stati Uniti e Cuba, diventando uno dei più memorabili simboli delle tensioni da guerra fredda tra i due Paesi. Tornato nella sua terra natale, crebbe a stretto contatto con il regime castrista. “Fidel sarebbe fiero di me”, avrebbe detto commentando la notizia della sua elezione.

Chi è Elian Gonzalez: da bambino divenne un simbolo delle tensioni tra Stati Uniti e Cuba

Aveva appena sei anni quando, il 25 novembre del 1999, fu salvato da un pescatore al largo di Miami, dopo che la zattera in alluminio sulla quale viaggiava con la madre e altri 13 rifugiati cubani era affondata. Da allora, per Elian Gonzalez, la vita fu tutt’altro che facile. Rimasto orfano di madre, venne accolto da alcuni parenti, tra cui il prozio Lazara, in una casa nel quartiere Little Havana di Miami. La battaglia per la custodia tra loro e il padre del bimbo – che, rimasto a Cuba, sosteneva che il figlio gli fosse stato portato via senza il suo consenso – si trasformò ben presto in un vero e proprio scontro diplomatico su larga scala, diventando il simbolo delle tensioni da guerra fredda tra i due Paesi.

Il braccio di ferro tra Fidel Castro e Bill Clinton andò avanti, infatti, per mesi. Alla fine, Washington acconsentì al suo rimpatrio. Nonostante fosse stato assicurato agli zii che il passaggio di consegna sarebbe avvenuto in modo “volontario”, fu attraverso un raid in stile militare che le autorità gestirono la sua estradizione. Era il 22 aprile 2000. Gli scatti che ritraevano il bimbo mentre veniva strappato dalle braccia dei parenti fecero il giro del mondo (e valsero al fotografo un Pulitzer). Tornato a Cuba, Elian fu accolto come un eroe da Fidel in persona, crescendo come figlio prediletto del regime. In un’intervista di qualche anno fa, indossando una maglietta con il volto di Che Guevara, aveva spiegato l’amore che prova per il suo Paese: “Non professo alcuna religione, ma se lo facessi, ovviamente la mia religione sarebbe Fidel”.

Elian Gonzalez
22 aprile 2000. Miami, Florida. Uno scatto di Elian Gonzalez mentre viene prelevato dalla casa degli zii per essere rimpatriato a Cuba (foto di Ansa).

A 29 anni è stato eletto deputato del parlamento cubano

Più di due decenni dopo essere stato riportato con la forza dalla Florida alla sua terra natale sotto la direzione della Corte Suprema degli Stati Uniti, a 29 anni Elian Gonzalez è diventato ora uno dei 470 membri dell’Assemblea nazionale di Cuba, l’organo legislativo del Paese. Crescendo, aveva aderito all’Unione dei Giovani Comunisti di Cuba, respingendo le affermazioni dei suoi parenti di Miami, secondo cui aveva subito il lavaggio del cercello. Nel 2017 ai microfoni della Cnn affermò che, se fosse stato costretto a rimanere a Miami, sarebbe stato “strumentalizzato”: “Penso che sarei diventato il ragazzo simbolo di quel gruppo di cubani a Miami che cerca di distruggere la rivoluzione, che cerca di far sembrare Cuba cattiva”. “Fidel sarebbe fiero di me”, avrebbe detto dopo essere stato eletto deputato.

Al suo fianco, all’interno dell’Assemblea, che dovrebbe riunirsi il prossimo 19 aprile per votare la leadership – confermando, molto probabilmente, quella dell’attuale presidente, Miguel Díaz-Canel – ci sono importanti leader cubani come Díaz-Canel, Raul Castro e il ministro dell’Economia Alejandro Gil, ma anche il musicista Eduardo Sosa e la rappresentante della comunità Lgbt Mariela Castro. I cubani sono stati chiamati alle urne domenica scorsa. Ma l’esito delle elezioni era scontato: la tornata elettorale, tecnicamente apartitica, cadeva sotto il diretto controllo del Partito Comunista al governo, l’unico consentito nel Paese.