Un avvio in netto rialzo per quanto riguarda le Borse europee, con l’aumento di alcuni indici soprattutto per quanto riguarda la Borsa britannica. Si tratta di un rimbalzo quasi automatico dopo il forte sell off di venerdì, con il settore bancario che resta sorvegliato speciale. Gli aumenti degli indici non si registrano soprattutto per quanto riguarda i valori londinesi, ma anche nel cuore di Francoforte, sede della Banca Centrale Europea, e per Piazza Affari.
In particolare, in questi primi scambi mattutini, a Londra l’indice Ftse 100 sale dello 0,98% a 7.477,71 punti, a Francoforte il Dax dell’1,17% a 15.132,35 punti e a Parigi il Cac40 avanza dell’1,26% a 7.103,54 punti. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib segna +1,54% a 26.290,29 punti. Bene o male, tra gli indici principali, si registra il segno positivo per quanto riguarda ogni punto percentuale, anche e soprattutto alla luce della chiusura della scorsa settimana in un venerdì dove il sell off è stato, a tutti gli effetti, protagonista.
Non è un caso che proprio venerdì i principali listini avessero chiuso in netto ribasso, in particolare in Germania. Nella chiusura delle Borse europee della scorsa settimana il Dax aveva chiuso in calo dell’1,7%, anche alla luce del crollo delle azioni di Deutsche Bank. Crollo che si registra quando il credit default swap (Cds) sulle sue obbligazioni è salito alle stelle alla luce dei timori legati al fatto che il gigante bancario tedesco potesse restare in qualche modo coinvolto nella crisi bancaria in corso.
Borse europee: dalla chiusura in ribasso all’apertura in rialzo
Non solo Credit Suisse e Silicon Valley Bank, dunque, hanno contribuito al clima di preoccupazione. A innalzare i timori c’è stata la notizia che First Citizens BancShares ha accettato di acquisire i depositi e i prestiti della Silicon Valley Bank. Notizia alla quale ha fatto da contraltare il presidente della Bce, Christine Lagarde, che proprio venerdì ha ribadito ai leader dell’Unione europea che il settore bancario dell’area resta vigoroso e resiliente, proseguendo sul percorso delle leggi e dei provvedimenti presenti nell’Eurozona.
Alla luce di ciò la pressione, che in Europa comunque rimane, resta forte anche negli Stati Uniti, con alcuni istituti bancari che rimangono sotto pressione. Proprio alla luce di queste considerazioni i piccoli istituti sono diminuiti di 120 miliardi di dollari nella settimana fino al 15 marzo, mentre i prestiti sono aumentati di 253 miliardi, la maggior parte presumibilmente dalla Federal Reserve. Il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha dichiarato nel fine settimana che le recenti turbolenze bancarie hanno aumentato il rischio di una recessione negli States, che avrebbe ripercussioni globali.