Il Governo di Israele comincia a perdere i pezzi a causa della riforma sulla giustizia voluta da Benjamin Netanyahu. Bibi ha infatti licenziato il suo ministro della Difese dopo che aveva chiesto di fermare la riforma promossa dall’esecutivo. “Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di rimuovere il ministro della Difesa Yoav Gallant“, ha dichiarato l’ufficio del primo ministro in una nota. Intanto Israele è nuovamente invaso da proteste e scontri.
Gallant, il 25 marzo a sera aveva pubblicamente sollecitato lo stop alla riforma giudiziaria voluta dal suo governo. Questo dimostra che anche tra i ministri di Netanyahu, la riforma non è ben vista. Così come anche nella maggioranza. Di questo passo il premier israeliano potrebbe rimanere solo, mentre il popolo continua a scendere in piazza per protestare. Quella di Gallant potrebbe essere l’ariete che spacca il portone della reticenza e del dubbio di chi non è d’accordo. Prima di Gallant, anche un altro big del parlamento israeliano aveva dichiarato di non essere d’accordo. Yuli Edelstein, ex presidente del parlamento ed esponente del Likud, ha lasciato intendere che non sosterrà la riforma se sarà votata la prossima settimana. Il destino dell’odiata riforma è appesa a un filo: il Parlamento d’Israele è composto da 120 seggi, solo 62 deputati – da quanto si sa – sono a favore della legge. Un voto in più rispetto alla maggioranza (di 61) necessaria per approvare la legge.
Intanto il leader dell’opposizione, l’ex primo ministro Yair Lapid, ha elogiato la posizione di Gallant, e ha invitato il governo a negoziare con i partiti di opposizione per raggiungere un compromesso sulla riforma con la mediazione del presidente, Isaac Herzog. Netanyahu però ha risposto, dopo essere tornato dalla sua visita ufficiale nel Regno Unito, rimuovendo il dissidente Gallant dal suo incarico. Gruppi della società civile hanno convocato una “settimana di paralisi” a partire dal 26 marzo, con scioperi e proteste. Il popolo di Israele non si è fatto attendere e appena saputo del licenziamento del ministro della Difesa Gallant, si sono riversate in strada migliaia di persone. Secondo il quotidiano Haaretz, i leader delle proteste antigovernative hanno convocato il 26 marzo a sera una serie di manifestazioni improvvisate, in risposta alla rimozione di Gallant. Anche le università hanno deciso di scendere in campo. In protesta col licenziamento del ministro della Difesa, hanno annunciato uno sciopero ad oltranza, che prevede la cessazione di tutte le lezioni e della ricerca.
Proteste in Israele, violenti scontri davanti la residenza di Netanyahu
Violenti scontri e proteste tra manifestanti e polizia si stanno verificando davanti alla residenza di Netanyahu, a Gerusalemme, Israele. Secondo il quotidiano Haaretz, migliaia di manifestanti si stanno scontrando con la polizia israeliana e stanno tentando di sfondare le barricate fuori dalla residenza del premier, in protesta con la sua decisione di licenziare il ministro della Difesa, che aveva chiesto di fermare la controversa riforma della giustizia.
Gli Stati Uniti: “Situazione molto preoccupante”
La situazione è degenerata rapidamente e gli Stati Uniti probabilmente attiveranno tutti i loro canali per cercare di far ricredere Netanyahu. “Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per lo sviluppo degli eventi in corso in Israele, compreso per il potenziale impatto sulla prontezza militare sollevato dal ministro Yoav Gallant, che sottolinea l’urgente necessità di un compromesso”, ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca al giornalista israeliano Barak Ravid. Anche il console a New York, Asaf Zamir, ha deciso di dimettersi dalla sua carica perché contrario alle scelte del Governo di Netanyahu,. “Non posso più continuare a rappresentare questo governo”, ha detto.