Chi prende l’indennità di accompagnamento può prendere l’Rdc? Quanto prende un disabile come indennità di accompagnamento? L’indennità di accompagnamento riduce il Reddito di cittadinanza? Sono moltissime le domande ricevute che sollevano il problema della cumulabilità delle due misure.
Nello specifico, è necessario capire come funziona l’indennità di accompagnamento e quali possibili casi di compatibilità e riduzione del Rdc.
Chi prende l’indennità di accompagnamento può prendere l’Rdc?
Per rispondere correttamente a questa domanda è necessario capire che l’indennità di accompagnamento è una prestazione economica, riconosciuta dall’Ente nazionale di previdenza sociale a domanda.
Il beneficio economico viene erogato a favore dei mutilati o invalidi totali, se è stata riconosciuto il requisito sanitario dell’impossibilità di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore. L’indennità viene riconosciuta anche nei casi d’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita.
Lo strumento è stato introdotto nella vita dei cittadini per ridurre lo svantaggio sociale, oltretutto non concorre alla formazione del reddito, per cui non può essere oggetto di espropriazione forzata.
Quanto prende un disabile come indennità di accompagnamento? Per il 2023 l’indennità di accompagnamento è stata oggetto di aggiornamento nella misura del 7,3 per cento. L’INPS eroga agli aventi diritto un importo pari a 527,16 euro al mese, per dodici mensilità, per un importo complessivo pari a 6.325,92 euro.
Il legislatore non ha previsto l’erogazione della tredicesima mensilità.
Non è possibile cumulare l’assegno di accompagno con altre tipologie di trattamenti economici assistenziali, come ad esempio invalidità di lavoro, indennità di frequenza e così via.
Mentre, è possibile cumulare l’indennità con altre prestazioni economiche previdenziali assistenziali, come ad esempio la pensione civile, pensione di inabilità, pensione diretta e indiretta.
Alla base l’indennità di accompagnamento e reddito di cittadinanza sono perfettamente compatibili, la presenza di una non influisce sul rilascio dell’altra. Per questo, i fruitori del Rdc possono richiedere l’indennità di accompagnamento.
La normativa spiega che il sussidio di Stato viene calcolato al netto dei trattamenti assistenziali, mentre l’indennità di accompagno viene rilasciata in presenza di requisiti sanitari confermati in corso di esame dalla Commissione ASL – INPS e non concorre alla formazione del reddito personale. Ed è questo, il motivo principale che permette la cumulabilita tra le due misure.
L’indennità di accompagnamento riduce il Reddito di cittadinanza?
Come abbiamo visto, il Reddito di cittadinanza viene calcolato tendo conto del reddito familiare al netto delle prestazioni assistenziali, ovvero quei trattamenti il cui rilascio prevede la presenza del requisito reddituale e il riconoscimento del requisito sanitario, come ad esempio pensione di invalidità e assegno di invalidità.
La natura dell’accompagno, invece, presume il rilascio di una prestazione economica assistenziale erogata a domanda e non concorre alla formazione del reddito. Oltretutto, la presenza del sussidio di Stato non inficia la richiesta dell’indennità.
In altre parole, l’importo del Rdc con la presenza dell’indennità di accompagnamento resta totalmente invariato. Infatti, l’accompagno non viene rilevato come reddito del percettore del sussidio.
Nuovo sussidio MIA e indennità di accompagnamento, cambierà la valutazione?
Dal 2024 l’Rdc sarà abolito e molto probabilmente sarà introdotta la nuova Misura di inclusione attiva – MIA.
La situazione non dovrebbe cambiare, in quanto il nuovo sussidio per natura dovrebbe somigliare molto al Rdc, per cui si prevede la cumulabilità delle due misure con le stesse caratteristiche descritte innanzi.
Il vero problema potrebbe sorge con la pensione di invalidità o altra tipologia di trattamento assistenziale, il cui rilascio prevede anche il requisito reddituale.
È possibile che l’Rdc venga rimodulato tenendo conto della pensione di invalidità civile, essendo due prestazioni erogate con una natura assistenziale e in presenza del requisito reddituale, per cui l’importo del sussidio potrebbe risultare ridotto dalla pensione.
Come spiegato innanzi, il Reddito di cittadinanza viene calcolato tendo conto del reddito familiare al netto delle prestazioni assistenziali, ovvero quelle prestazioni che necessitano del riconoscimento del requisito sanitario e reddituale. In sostanza, dall’importo viene sottratto quello percepito come pensione di invalidità o assegno.