Quota 103, pensione più bassa per chi si avvale del bonus contributivo. È quanto conferma un decreto dei ministeri del Lavoro e dell’Economia in arrivo che contiene le regole dell’esonero contributivo a favore di quei lavoratori che continuino a lavorare nonostante il raggiungimento dei requisiti richiesti per la quota 103, ovvero l’età minima di 62 anni unitamente a 41 anni di contributi. Nel decreto interministeriale, inoltre, è specificato che per avvalersi del bonus contributivo è necessario presentare una domanda all’Inps. Ecco, quindi, come funziona la nuova pensione a quota 103, quali sono i limiti di importo mensile e le penalizzazioni per chi non esca da lavoro a partire dai 62 anni di età.

Quota 103 pensione più bassa per chi si avvale del bonus contributivo: ecco perché

Il bonus contributivo taglia la pensione a quota 103. Da un decreto del ministero dell’Economia e del lavoro di prossima pubblicazione è riportato che chi, avendo maturato i requisiti per uscire dal lavoro con quota 103, scelga di continuare a lavorare e ad avvalersi del bonus – non versando i contributi a suo carico – avrà una pensione futura più bassa rispetto a chi versi la contribuzione piena. Secondo quanto prevede il comma 286 dell’articolo 1, della legge di Bilancio 2023, l’esonero contributivo è possibile per la quota di contributi spettanti al lavoratore che scelga di continuare a lavorare anziché mettersi in pensione. Ma, ai fini della futura pensione, i contributi accresciuti durante gli anni di lavoro sono solo quelli a carico del datore di lavoro. Mentre il lavoratore non si avvarrà dei contributi (solitamente pari a un terzo) che avrebbe dovuto versare. Quindi i contributi aumenteranno e con essi la pensione futura. Ma non nella misura in cui il lavoratore dovesse rinunciare al bonus contributivo.

Pensioni quota 103 e bonus contributivo buste paga a confronto

La questione aveva sollevato il dubbio riguardo ai contributi a carico del lavoratore nel caso in cui avesse continuato a lavorare anziché andare in pensione. Esempio opposto, in cui la quota di contributi a carico del lavoratore è versata, per suo conto, dallo Stato, è da riscontrarsi nel bonus contributivo della busta paga che, da gennaio 2022, è in vigore sugli stipendi dei lavoratori. In questo caso, la quota dei contributi risparmiati dal lavoratori è finanziata dallo Stato, in un meccanismo differente da quota 103. Questa misura, infatti, è stata introdotta un anno fa, inizialmente con lo sconto contributivo in busta paga dello 0,8%. Poi lo sconto è aumentato al 2% per i redditi da lavoro fino a 35.000 euro lordi (pari a 2.692 euro) e, infine, al 3% per i redditi fino a 20.000 euro (pari a 1.923 euro mensili). Il lavoratore, per la pensione, non versando la quota a lui spettante, la perde ai fini del montante contributivo.

Inps fissa l’importo massimo di pensione mensile

Il bonus contributivo sulle buste paga continuerà a essere applicato anche a lavoratori che abbiano maturato i requisiti di quota 103 ma che continuino a lavorare. Non si perderà lo sconto dei contributi (2% e 3%) abbuonata dal comma 281, dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2023. Peraltro, il decreto interministeriale anticipa che il lavoratore che voglia avvalersi del bonus contributivo di mancata uscita a quota 103 lo dovrà comunicare all’Inps presentando apposita domanda. L’Istituto previdenziale, previo controllo del possesso dei requisiti del lavoratore, ne darà comunicazione al datore di lavoro. Quest’ultimo riconoscerà il bonus contributivo (l’abbuono della sua quota) al lavoratore stesso. Si ricorda che poche settimane fa l’Istituto previdenziale era intervenuto in sede interpretativa per fissare il limite di importo delle pensioni con quota 103. Il tetto è fissato in cinque volte il trattamento minimo di pensione che vige fino al raggiungimento dei requisiti la pensione di vecchiaia.