Aveva assoldato un sicario per far uccidere lex moglie e la suocera, con le quali aveva dei dissidi economici, ma il piano è saltato quando il “killer” – con precedenti penali, ma non di omicidio – ha deciso di denunciarlo: è la storia di Nicola Zangani, 47enne di La Spezia ora condannato a 13 anni di reclusione e al pagamento di 30 mila euro, la stessa somma che aveva promesso all’uomo che lo ha tradito, un camionista di 67 anni, suo dipendente.

La Spezia sicario: condannato a 13 anni di reclusione Nicola Zangani

Si chiama Nicola Zangani, l’imprenditore 47enne originario di Borgotaro ma residente a Sarzana, in provincia di La Spezia, condannato a 13 anni di reclusione con l’accusa di tentato omicidio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, separato da qualche anno, aveva assoldato un sicario per uccidere l’ex moglie e la suocera, con le quali aveva mantenuto pessimi rapporti, a causa di motivi economici legati ad alcuni lasciti testamentari. Il piano da lui escogitato prevedeva la simulazione di un incidente stradale, durante il quale il killer, un camionista di 67 anni con precedenti penali, avrebbe dovuto sperorare con il suo mezzo l’auto delle donne in un punto prestabilito, facendole uscire di strada, dopo aver accompagnato i bambini a scuola. Il compenso? 30mila euro.

Il sicario, dipendente di Zangani, aveva accettato l’offerta, effettuando anche un primo sopralluogo sul teatro del possibile sinistro e procurandosi un alibi, facendo in modo di trovarsi a Pistoia per lavoro, previa registrazione col Telepass delle tratte autostradali percorse. Tutto era pronto, quindi, per il 13 dicembre, data prestabilita. Se non fosse che, all’ultimo momento, l’uomo avrebbe deciso di rinunciare, denunciando l’imprenditore ai carabinieri e rendendo possibile il suo arresto al momento della consegna del primo acconto di 500 euro. Sottoposto al giudizio immediato, dopo quasi tre ore di camera di consiglio, Zangani è stato condannato a 13 anni di carcere, con interdizione permanente dai pubblici uffici e la revoca temporanea della potestà genitoriale durante la reclusione. I legali che lo difendono, gli avvocati Salvatore Lupinacci e Fabio Sommovigo, avevano sostenuto la tesi dell’infermità mentale. Ma la perizia psichiatrica affidata dal Tribunale al professor Gabriele Rocca ha stabilito il contrario.

Chiuse a Pavia le indagini sull’omicidio di Luigi Criscuolo, ucciso per un ripensamento

La Procura di Pavia ha da poco chiuso le indagini sull’omicidio di Luigi Criscuolo, noto come “Gigi Bici” per la sua popolare rivendita di biciclette, trovato morto il 20 dicembre 2021 nella frazione Calignano di Cura Carpignano. Ha confessato il delitto, infatti, Barbara Pasetti, la fisioterapista di 44 anni accusata di tentata estorsione, omicidio aggravato, occultamento di cadavere e detenzione di arma non denunciata, davanti alla cui villa era stato ritrovato il corpo dell’uomo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la donna gli avrebbe sparato con una pistola calibro 7,5, la stessa che lei, qualche mese prima, gli aveva consegnato per uccidere Gian Andrea Toffano, suo ex marito. Per questo Gigi Bici era stato ingaggiato, con la promessa di ricevere un compenso.

Poi, un ripensamento: l’uomo si era presentato a casa di Pasetti dove, dopo averle annunciato di voler rifiutare la sua offerta, sarebbe stato aggredito. Lo scorso settembre il Tribunale del Riesame ha rifiutato l’istanza – presentata dai legali della donna – di poter accedere agli arresti domiciliari: secondo i giudici è una persona “pericolosa”. Tra le accuse contestategli, c’è quella di tentata estorsione: nel periodo compreso tra la morte dell’uomo e il ritrovamento del suo corpo – quando era dato per scomparso -, avrebbe cercato di ricattare i suoi familiari, ammettendo in anonimo di averlo sequestrato e chiedendo loro una somma di 390mila euro per il suo riscatto.