Si infiamma il dibattito parlamentare alla notizia della proposta di legge presentata da Fdi sull’abolizione del reato di tortura. Le opposizioni insorgono, così come accaduto ieri in forma lieve in merito al disegno sulla maternità surrogata. Precedentemente, gli emendamenti della maggioranza (e in particolare della Lega) avevano affossato la proposta di legge del Pd relativa alla gestione della maternità nelle carceri italiane.
Sulla questione del reato di tortura, la posizione del partito di governo è chiara sin dal 2018. Risalgono infatti a oltre cinque anni fa le dichiarazioni di Giorgia Meloni, secondo cui “ciò impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro”. Attualmente il reato di tortura è regolamentato dall’articolo 613 del codice penale ed è stato introdotto nel 2017 dopo un farraginoso iter in Aula.
Proposta di legge sull’abolizione del reato di tortura, le reazioni politiche
Abolizione del reato di tortura, questa la nuova sfida lanciata sul tavolo da Fratelli d’Italia. La proposta di legge è stata presentata nella giornata odierna, con la firma principale della deputata Imma Vietri. Da rimarcare anche la coincidenza temporale rispetto alla sospensione di 23 agenti della polizia penitenziaria del carcere di Biella, accusati di tortura ai danni alcuni detenuti. Secondo la visione del partito, la norma così come è stata concepita rischierebbe di considerare “torture” anche comportamenti leciti da parte delle forze dell’ordine durante operazioni quotidiane.
Le opposizioni insorgono immediatamente. Spicca in particolare la testimonianza della senatrice di Alleanza Verdi-Sinistra Ilaria Cucchi, che ha immediatamente rivolto un appello diretto al capo dello Stato Sergio Mattarella.
Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia.
È logico che Ilaria Cucchi sia sensibile al tema, se si guarda al suo passato giudiziario relativo alla morte del fratello Stefano. Lei stessa, da semplice cittadina civile si era battuta affinché fossero garantiti i diritti umani dei detenuti, in assenza di una legge. Il suo appello “è rivolto a tutte le forze politiche”, perché “chi ha paura del reato di tortura legittima la tortura”.
Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato, contesta duramente la proposta parlando di “deriva antidemocratica”. E ricordando inoltre i motivi alla base della sua introduzione circa sei anni fa (“Ce lo chiesero le convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani”.
Simona Malpezzi, capogruppo Pd al Senato, si dice allibita e chiede a Meloni di rettificare “un attacco a una norma che difende i diritti umani“. Sempre a proposito di coincidenze temporale, il Cpt europeo ha rilasciato un avviso di allerta per le violenze e le condizioni di sovrabbondanza delle carceri italiane.