“Il governo ha evidenziato che ci sono le condizioni per rimettere in marcia e l’azienda continua a smentire“. Sono le indiscrezioni che emergono dopo la riunione che si è tenuta oggi, la terza, tra i vertici del Governo e quelli della Portovesme. La società sarda che ha annunciato quasi 1500 licenziamenti per problemi economici che, secondo quanto sempre dichiarato dall’azienda stessa, deriverebbero dal caro energia. Per questo, grazie all’intervento dei lavoratori e delle manifestazioni estreme fatte – in 4 si erano asserragliati su una ciminiera dello stabilimento minacciando di non scendere senza avere risposte – i vertici (sostenuti da diverse sigle sindacali), erano riuscite ad aprire un dialogo con il governo per cercare di ottenere un aiuto. A quanto pare le cose che sarebbero emerse oggi si distaccherebbero da quanto dichiarato fino ad ora dall’azienda, tanto che i lavoratori minacciano nuove azioni.
Portovesme Srl ultime notizie, nulla di fatto dall’incontro tenuto oggi tra l’azienda e il Ministero. Annunciate dai lavoratori nuove manifestazioni.
L’atteso incontro al Ministero delle imprese e del Made in Italy sulla vertenza della Portovesme srl non ha fornito risposte soddisfacenti per i sindacati. Fissata per lunedì l’assemblea dei lavoratori che con tutta probabilità riprenderanno le azioni dimostrative. Il rischio è che si vada allo scontro, ma questa volta tra i lavoratori e l’azienda. Perché a quanto pare ci sarebbero le condizioni per riprendere la produttività a pieno titolo, anche se la società continua a dire che non è così. Andando con ordine, l’incontro di oggi non è servito a chiudere la vicenda aperta tre settimane, con quattro operai asserragliarsi su una ciminiera del comparto, a 100 metri di altezza, nell’impianto Kivcet di Portovesme. Un gesto estremo fatto per sollecitare a cercare soluzioni per la vertenza della fabbrica metallurgica del Sulcis. Il nodo da sciogliere è quello del caro energia, con i costi che hanno spinto l’azienda che produce piombo, zinco, oro, argento rame oltre a acido solforico, a sospendere la linea piombo e fare ricorso alla cassa integrazione a rotazione per i 1500 dipendenti.
Portovesme, dall’incontro di oggi nessuna soluzione per salvare i posti di lavoro
Secondo quanto appreso il vertice di oggi non ha portato a nessuna soluzione utile per salvare i posti di lavoro. Il ministero, rappresentato dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto, ha messo sul piatto la possibilità per la Glencore, la multinazionale proprietaria del sito industriale, di attivare un credito d’imposta per i prossimi 3 mesi, con una cifra da definire in Consiglio dei ministri la settimana prossima. La proposta che l’azienda, sempre secondo quanto appreso, non avrebbe voluto prendere in considerazione perché ritenuta insufficiente per ripartire. “E’ stato un vertice non soddisfacente e siamo anche contrariati per la posizione dell’azienda – dice il segretario territoriale della Filctem Cgil, Emanuele Madeddu – lunedì alle 8 ci sarà l’assemblea dei lavoratori e si decideranno le eventuali nuove azione di lotta”. “C’è un appello del governo sulla ripartenza degli impianti produzioni Portoscuso che, nella relazione di bilancio presentata dall’azienda a dicembre per il 2023, vengono visti come marginali e non più strategici – osserva Pierluigi Loi della Unione Italiana Lavoratori Tessile, Energia e Chimica – Facciamo un richiamo alla responsabilità dell’azienda che deve dire cosa vuole fare. Per ora non siamo soddisfatti dell’esito dell’incontro”. Nel frattempo il governo dovrebbe convocare Glencore nei prossimi giorni per un ulteriore approfondimento sulle reali intenzioni dell’azienda per il futuro degli stabilimenti di Portovesme e San Gavino.
Portovesme, Srl esistono le condizioni per riprendere le attività. I sindacati invitano l’azienda a fare un passo indietro
Nel corso dell’incontro al Ministero, presieduto dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto e a cui hanno partecipato sindacati, Regione Sardegna e azienda, si è fatto il punto sulle misure in campo che prevedono un credito di imposta al 45% per i prossimi tre mesi (il resto dell’importo e durata saranno da definire nel corso del prossimo Consiglio dei ministri), le compensazioni sulla misura dell’interrompibilità (che l’azienda già utilizza) capaci di incidere per 20 euro a megawattora sul costo della bolletta. Con il risultato che davanti a una tariffa a 124 euro a megawattora si andrebbero a pagare 55 euro a megawattora. Quindi l’invito a riattivare la produzione. A rincarare la dose Filctem, Femca e Uiltec. «Da oggi – scrivono – registriamo che a Portovesme esistono tutte le condizioni perché gli impianti produttivi riprendano l’attività. Ma è necessario che l’azienda, controllata dalla multinazionale Glencore Spa, faccia marcia indietro rispetto a una scelta unilaterale che ha messo ha rischio i livelli produttivi ed occupazionali».