Imma Vietri, deputata di Fratelli d’Italia, ha presentato una proposta di legge per l’abolizione del reato di tortura. Il disegno prevede l’abolizione del reato che fu introdotto nell’ordinamento italiano solo nel 2017 a favore dell’istituzione di una «nuova aggravante comune per dare attuazione agli obblighi internazionali». Secondo la proposta il reato di tortura sarebbe, in altre parole, superfluo dato che «l’ordinamento italiano contempla già una sufficiente ‘batteria di norme repressive’» e aprirebbe a pericolose deviazioni.
Fratelli d’Italia presenta una legge per l’abolizione del reato di tortura. Il parere di Alessio Scandurra (Antigone)
La proposta di legge per l’abolizione del reato di tortura è stata presentata e assegnata in commissione Giustizia già mesi fa. Tuttavia, la notizia sulla volontà di Fratelli d’Italia di abolire il reato è esplosa solo oggi. La redazione di TAG24 ha commentato la notizia con Alessio Scandurra, Senior legal policy officer di Antigone, l’associazione che si batte per i diritti e le garanzie del sistema penale.
Cosa pensa della volontà di Fratelli d’Italia di abrogare il reato di tortura?
Innanzitutto mi chiedo quanti Paesi abbiano prima introdotto e poi abrogato il reato di tortura. Mi sembra siamo di fronte a un fatto senza precedenti e senza giustificazioni. In questi anni il reato di tortura ha dato buona prova di sé: da quando esiste, infatti, è possibile fare i processi arrivando alla condanna o all’assoluzione. Non si può pensare di indagare dei presunti colpevoli senza indagare il reato. Grazie all’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento ci sono state, negli ultimi anni, diverse condanne: allora mi chiedo, perché abrogare il reato se si sa che esistono i torturatori?
Inoltre introducendo questo reato l’Italia ha assolto, seppur con lentezza, a un obbligo internazionale. Ed è grazie a questo che nel nostro Paese è stato possibile, in questi anni, accertare la colpevolezza o l’innocenza senza ambiguità. Prima del 2017, invece, i processi finivano sempre con la prescrizione. Prevedere questo reato nell’ordinamento è semplicemente un fatto di civiltà degno di un Paese democratico che non vuole ci siano ombre a macchiare la reputazione delle Forze dell’ordine.
Non capisco il motivo di passi indietro, se non una nostalgia per una situazione di impunità che il nostro Paese ha conosciuto per anni. Se allora l’impunità era però dovuta all’assenza di reato, adesso sarebbe imputabile alla volontà di mandare un messaggio francamente esplicito e diretto ai torturatori. Mi sembra incredibile che una forza politica si voglia intestare l’idea che chi si macchia del reato di tortura deve essere tutelato.
Se il reato di tortura sarà realmente abrogato, le altre fattispecie di reato previste saranno sufficienti a perseguire chi si macchia di questi reati?
No, e questa è appunto la situazione che le descrivevo prima, quando in assenza del reato di tortura i processi finivano sistematicamente con la prescrizione. Se fossero uscite le immagini di Santa Maria Capua Vetere prima del 2017 – quando il reato non esisteva in Italia – i processi si sarebbero comunque svolti con delle imputazioni che avrebbero portato però immancabilmente alla prescrizione a causa dell’assenza del reato.
Io ricordo un giudice di Asti che anni prima dell’introduzione del reato di tortura chiuse un procedimento dicendo “in questo caso siamo chiaramente davanti a una situazione che si configura come tortura, perché ci sono tutti gli elementi che sono previsti dalla norma internazionale sul tema. Tuttavia, siccome nel codice penale italiano non abbiamo questo reato, non ci sono le condizioni per condannare nonostante le prove evidenti che i fatti consumati corrispondano alla definizione di tortura”.
L’Associazione Antigone prevede di fare battaglia in merito? Valutate una richiesta di audizione presto la commissione Giustizia?
Noi siamo certamente disponibili a portare la nostra voce ed esperienza, anche se riteniamo che le ragioni che esponiamo siano sotto gli occhi di tutti. La verità è che questo reato ha permesso delle indagini che hanno portato sia a condanne che a proscioglimenti. Se ci sono stati problemi sono stati imputabili ad altri fattori, come per esempio la mancanza di formazione per gli operatori o dei necessari protocolli operativi che chiariscano cosa si può fare e cosa no. Anche perché purtroppo l’uso della forza nelle carceri non è un fatto del tutto occasionale. Le persone devono sapere come comportarsi senza sconfinare nell’illegalità, la soluzione non è e può essere abrogare la norma.
Se il reato fosse abrogato, in quale posizione si troverebbe l’Italia rispetto al diritto internazionale?
Siamo stati inadempienti nei confronti di questo obbligo per tanti anni, torneremmo ad esserlo. Sicuramente è possibile fare marcia indietro, ma in pratica non credo che sia mai successo, non mi viene in mente neanche un caso in cui un Paese democratico scelga di abrogare il reato di tortura. Neanche i Paesi non democratici lo abrogano, perché tanto se la democrazia viene soppressa poco importa ci sia la legge o meno. Si tratta di una cosa che non ha precedenti perché, semplicemente, non sta in piedi.
Proprio per l’assenza del reato di tortura il nostro Paese si trovò in difficoltà a livello internazionale in relazione al caso di Giulio Regeni.
Sì, e non solo in quella occasione. Abbiamo ospitato in Italia torturatori del regime di Vileda. L’Argentina ci chiedeva di estradarli ma noi non procedevamo proprio perché in Italia non era riconosciuto il reato di tortura. Capisco che per inerzia, pigrizia o quieto vivere l’introduzione del reato sia stata indegnamente ritardata, ma ora decidere lucidamente di abrogarlo è davvero un paradosso. Ripeto, non capisco perché una forza politica voglia intestarsi questa battaglia. Come ho detto prima, se ci sono stati problemi sono stati dovuti ad altri fattori che richiedono soluzione, non di mettere mani nel codice penale a casaccio.