Sono passati ormai più di sette mesi da quando Alexis Sanchez ha lasciato l’Inter – dopo tre stagioni in nerazzurro – per trasferirsi all’Olympique Marsiglia. In Francia l’attaccante cileno è tornato fin da subito a portare in campo giocate di alto livello, realizzando 16 gol e 1 assist tra tutte le competizioni. Una vera e propria seconda giovinezza, dopo gli anni in nerazzurro in cui, ad eccezione dei trofei di squadra e alcuni lampi personali, non è mai riuscito ad avere continuità fisica e in termini di prestazioni. Nelle ultime ore Sanchez è tornato a parlare proprio dell’Inter, facendo qualche passo indietro sul suo passato e sul rapporto con Simone Inzaghi, raccontando anche alcuni aneddoti extra-campo.
Sanchez torna a parlare dell’Inter. E quell’aneddoto con Inzaghi…
In un’intervista rilasciata a TNT Sports Chile, Sanchez è tornato a parlare del suo passato, partendo proprio dalla sua ultima ex squadra prima del Marsiglia: l’Inter. Analizzando il suo percorso in nerazzurro, l’attaccante cileno non ha nascosto dei malumori riguardo quella che è stata la sua esperienza umana e professionale. In particolare, Sanchez si è lamentato dello scarso minutaggio avuto con l’Inter, che – a suo dire – non ha sfruttato al meglio il suo potenziale: “All’Inter ero tranquillo, ma mi hanno mai dato la possibilità di dimostrare il mio valore? Ho sempre detto che mi avrebbero potuto criticare se avessi giocato male e invece mi giudicavano senza darmi la chance di mostrare quanto valessi. È stato ingiusto. Ero un leone in gabbia”.
Sanchez è poi passato a raccontare un aneddoto che coinvolge anche Inzaghi, suo ex allenatore ai tempi dell’Inter. In particolare, l’ex Barcellona si è riferito all’episodio di un derby di Milano: “Una volta ho detto a Inzaghi che avremmo perso se non mi avesse fatto giocare contro il Milan. O almeno, lo avvertii dicendo: ‘mister, possiamo perdere. Attento’. E accadde proprio così. Non gli ho detto niente, dovevo essere come un elefante: avere la bocca piccola e le orecchie grandi. Poi l’Inter ha perso, ma mi domando: ‘perché non mi ha fatto giocare?'”.
Spazio infine ad altri retroscena di mercato. A fare molto scalpore nel 2018 fu il passaggio di Sanchez dall’Arsenal al Manchester United, club allenato da Mourinho. In pochi sanno, però, che la destinazione del cileno poteva essere un’altra, ma nella stessa città: “Parlavo tutti i giorni con Pep Guardiola, era come mio padre al Barcellona. Tutto era pronto per andare al City e Arsene (Wenger, ndr.) non me lo ha permesso. Un giocatore non voleva venire. Cosa avrei fatto se avessi voluto giocare in Champions League? In quel momento mi ha chiamato José (Mourinho, ndr.). Non l’ho fatto per soldi, lo stipendio era lo stesso”.
Sempre sulla sua esperienza allo United, Sanchez spiega quali fossero le sue aspettative e quelle dell’allenatore: “Mourinho mi ha offerto il ‘7’ per giocare in Champions League e mi ha detto che avremmo vinto tutto. Un cileno allo United con il ‘7’ di Ronaldo, Cantona e Beckham? Non sapevo cosa sarebbe successo con il City e la storia di quella maglia pesava. Non me ne pento, le cose accadono per un motivo”.