Rahul Gandhi torna per il secondo giorno di fila al centro delle dinamiche indiane. Dopo la notizia di ieri della sua condanna per diffamazione contro il nome del primo ministro Narendra Modi, oggi arriva la squalifica da parte del parlamento: il leader dell’opposizione è stato escluso dalla camera bassa dopo essere stato condannato a due anni.

India, Rahul Gandhi squalificato dal parlamento

Gandhi è stato condannato per aver diffamato il nome di Narendra Modi durante un comizio elettorale nel 2019, nel quale il leader dell’opposizione definì il primo ministro “un ladro”. Ora Gandhi ha detto che farà appello contro il verdetto emesso da un tribunale nello stato del Gujarat. Lui era un deputato del partito del Congresso di Wayanad, nello stato del Kerala.

Un’ordinanza della Corte Suprema del 2013 afferma che un deputato condannato per un reato a due o più anni di carcere viene squalificato dal parlamento con effetto immediato: questa è stata la sorte che è toccata oggi a Rahul Ghandi, suscitando non poche critiche. Un avviso del parlamento diceva che Gandhi “è squalificato dall’appartenenza a Lok Sabha”, alludendo alla camera bassa del parlamento. Ma il partito di Gandhi ha definito il verdetto “erroneo e insostenibile” e si è impegnato a combattere la squalifica “sia legalmente che politicamente”.

Venerdì i leader dell’opposizione hanno guidato una marcia di protesta a Nuova Delhi. “Democrazia in pericolo” recitava un grande striscione durante la manifestazione.

I canali televisivi hanno riferito che alcuni legislatori sono stati arrestati poiché il personale di sicurezza ha impedito loro di lasciare l’area. I parlamentari in protesta avevano programmato di marciare verso Rashtrapati Bhavan, la residenza ufficiale del presidente Droupadi Murmu.

Jairam Ramesh, leader del partito del Congresso, ha definito il verdetto del tribunale del Gujarat una “questione politica molto seria” che potrebbe influenzare “il futuro della nostra democrazia“. “Questo è un ottimo esempio della politica di vendetta, della politica delle minacce, della politica dell’intimidazione e della politica delle molestie del governo Modi“, ha detto giovedì dopo una riunione del partito.