Superbonus e bonus edilizi, da Eurostat la nuova revisione 2023 sui criteri di classificazione dei crediti d’imposta nel bilancio dello Stato. La questione è ancora tutta aperta e per nulla chiarita, dopo l’ultimo intervento che classificava la cessione dei crediti d’imposta legata agli interventi di ristrutturazione come debito “pagabile” e non più come “non pagabile”. Per i bonus edilizi la nuova classificazione di oltre un mese fa segnava l’inizio della fine del ricorso alla cessione dei crediti. Ancor prima che arrivasse il decreto del governo di blocco della cessione crediti. Tuttavia, una lettera dell’Istituto statistico europeo rimette tutto in discussione. La questione, inoltre, è oggetto di un aspro scontro tra maggioranza e opposizione. Emiliano Fenu, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Finanze della Camera, ha attaccato duramente il governo, colpevole di utilizzare la classificazione a seconda delle esigenze e anche per coprire il recente decreto di blocco dei crediti.
Superbonus bonus crediti d’imposta, da Eurostat la nuova revisione 2023
Tutt’altro che chiusa la partita sulla classificazione delle cessioni dei crediti d’imposta sui bonus edilizi e sul superbonus. È trapelata nelle ultime ore una lettera dell’Eurostat, a firma di Luca Ascoli e indirizzata all’Istat, riguardante la questione della classificazione dei bonus edilizi attualmente in vigore in Italia. Nel testo si fa riferimento al fatto che Eurostat abbia preso atto del recente decreto di blocco dei crediti d’imposta sul superbonus e gli altri bonus minori, sottraendo ai contribuenti la possibilità di vendere i bonus per rientrare delle spese effettuate sugli interventi. Nel precedente intervento di inizio febbraio, l’Eurostat – dopo la pubblicazione del nuovo Manuale di classificazione dei debiti pubblici – invitava a considerare i crediti dei bonus come “pagabili” e non più come “non pagabili”. Ciò significa che i debiti statali legati bonus edilizi devono andare nel debito pubblico tutti insieme nell’anno in cui sono sorti.
Cosa cambia per la cessione crediti di bonus e superbonus ristrutturazioni
Concretamente, la lettera arrivata dall’Eurostat sembrerebbe far ritornare la classificazione “non pagabile” per l’anno 2023. E ciò a differenza di quanto deciso appena poche settimane fa riguardo al “pagabile” degli anni 2021 e 2022. La novità consentirebbe di liberare spazi fiscali e di bilancio dello Stato e di rimettere in corsa la cessione dei crediti sui bonus e superbonus. Se il credito vale 100 ed è ‘pagabile’, la spesa di 100 si dovrà iscrivere tutta nell’anno in cui sorge. Diversamente, se il credito è imputabile a quattro annualità (come nel superbonus), la relativa spesa è di 25 per ciascun anno. Ma non cambia la cifra finale che è sempre 100. La decisione finale, dalla quale dipenderanno gli investimenti del governo nei bonus edilizi, sarà presa dopo il 30 giugno prossimo. A luglio, infatti, l’Istat dovrà comunicare all’Eurostat i dati di disavanzo e debito pubblico dei primi tre mesi del 2023.
Fenu: ‘Governo dice a Eurostat che sta per sbloccare crediti superbonus’
Sulla questione è intervenuto Emiliano Fenu, portavoce del Movimento 5 Stelle: “Stiamo assistendo alla peggiore politica, fatta di spregiudicate manipolazioni e di pezzi delle istituzioni piegate ai propri interessi – si legge sul suo profilo – Da informazioni riferite da Eurostat durante un evento dedicato al Superbonus, e dal relativo carteggio intercorso tra l’Autorità statistica europea e quella italiana, emerge che a telecamere accese il Governo soffia su un presunto incendio Superbonus, evocando concetti ridicoli come ‘la più grande truffa del secolo’ o inesistenti buchi di bilancio; mentre a telecamere spente usa l’Istat per dire all’Ue di non preoccuparsi, che va tutto bene, che il Governo sta per sbloccare la cessione dei crediti e che le truffe sul Superbonus sono pressoché inesistenti”.
Riclassificazione cessione crediti, ‘Governo ha forzato mano per finalità non di imprese e cittadini’
“Il tutto per spingere la classificazione come ‘pagabili’ che l’Istat ha voluto dare ai crediti d’imposta da Superbonus con conseguente revisione in aumento dei deficit degli anni 2020, 2021 e 2022 e nuovi spazi fiscali futuri che il Governo, probabilmente, ha intenzione di utilizzare per finanziare la riforma fiscale. Da questi elementi si evince che Istat, e di fatto il Governo, hanno forzato la mano sulla riclassificazione dei crediti d’imposta per finalità sicuramente estranee all’interesse del Paese, delle imprese e dei cittadini. Un artificio contabile, di dubbia correttezza”.