Ricorre oggi il 79esimo anniversario dell’eccidio delle Fosse ardeatine. L’episodio rappresenta una delle pagine più tragiche della Resistenza. Come ogni anno le più alte cariche dello Stato hanno partecipato alla commemorazione nel luogo della strage avvenuta il 24 marzo 1944. In questo articolo ripercorriamo la storia dell’eccidio delle Fosse ardeatine: che cosa è stato e chi sono le vittime.
La commemorazione alle Fosse ardeatine 2023
Come ogni anno si è tenuta presso le Fosse ardeatine la commemorazione dell’efferato eccidio operato dai nazisti il 24 marzo 1944. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presenziato alla cerimonia accompagnato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, dal presidente del Senato Ignazio La Russa, dalla presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra e dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Mattarella ha deposto una corona di alloro sulla lapide che ricorda i nomi delle vittime e, dopo aver assistito alla lettura di tutti i nomi dei martiri, ha visitato le grotte dove avvenne la brutale esecuzione.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impossibilitata a presenziare perché impegnata a Bruxelles per il Consiglio europeo, ha voluto ricordare l’episodio definendolo “Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale“.
La storia dell’eccidio delle Fosse ardeatine
L’eccidio delle Fosse ardeatine, avvenuto il 24 marzo 1944, è forse uno degli eventi più tragici della storia della Resistenza. Settantanove anni fa, in questa data, 335 italiani furono infatti vittime di una violentissima rappresaglia da parte dell’esercito tedesco. L’episodio avvenne nelle in una cava di tufo che si trova a Roma sulla via Ardeatina, tra le catacombe di Domitilla e San Callisto.
Per comprendere la storia dell’eccidio delle Fosse ardeatine e il perché 335 italiani persero la vita per mano tedesca, è importante ripercorrere i fatti che portarono alla brutale strage.
Il 23 marzo 1944, nella Roma occupata dai nazisti, le autorità fasciste celebrano il 25° anniversario della fondazione dei Fasci di combattimento. I partigiani, decisi a combattere l’occupazione tedesca sul suolo italiano, sono pronti a rispondere alla celebrazione con un attentato. Il luogo scelto è è via Rasella, dove alle 15.45 viene fatta esplodere una bomba che causa la morte di 33 soldati tedeschi. La notizia dell’attentato si diffonde presto tra i gerarchi nazisti che si precipitano sul luogo e iniziano a mettere a ferro e fuoco l’intero quartiere. Questa risposta non è però sufficiente, soprattutto per Adolf Hitler che ordina “una rappresaglia che faccia tremare il mondo”. I nazisti, guidati dall’ufficiale delle SS Herbert Kappleer, decidono allora la portata della punizione esemplare ordinata dal Führer: per ogni tedesco caduto nell’attentato saranno fucilati 10 italiani. I nazisti hanno l’ordine di procedere all”esecuzione subito, entro 24 ore. Il giorno dopo, puntuali nella loro promessa di vendetta, i nazisti condannano a morte 335 italiani che vengono fucilati e trucidati nelle Fosse ardeatine. Dopo l’eccidio i tedeschi lasciano i cadaveri ammucchiati nella cava: torneranno nel luogo della strage solo nei giorni successivi, per bloccare l’accesso alle Fosse con un’esplosione di dinamite.
Chi sono le vittime delle fosse ardeatine?
Le vittime della rappresaglia sono decise dai tedeschi nella sera del 23 marzo, quando viene preparata la lista dei condannati a morte. Inizialmente si decide di procedere con le esecuzioni di chi era già detenuto e destinato alla pena capitale. Questo criterio non è però sufficiente per raggiungere la cifra di dieci italiani morti per ogni tedesco ucciso. Per ovviare il problema i nazisti decidono, così, di includere nella lista ebrei, attivisti antifascisti e semplici reclusi sospettati di collusione con la Resistenza. Molte delle vittime vengono prelevate dal carcere di via Tasso e da quello di Regina Coeli. Alla fine dell’incessante ricerca da parte delle SS la lista di morte arriva a contare 335 nomi, più dei 330 stabiliti: poco male per le autorità tedesche che procedono comunque all’operazione il 24 marzo e, al termine, ammucchiano i cadaveri in fondo alle gallerie. La sera stessa, alle 22.45, i nazisti rilasciano un comunicato in cui annunciano, trionfalmente, l’avvenuta rappresaglia.
Solo dopo la Liberazione di Roma, avvenuta nel giugno 1944, si avviarono le operazioni di esumazione, identificazione e sepoltura delle vittime. I processi ai responsabili, invece, andranno avanti per decenni. Oggi i volti, i nomi e le storie delle vittime sono state ricostruite – mancano all’appello solo 7 caduti – ed è possibile conoscerle visitando il sito del Mausoleo delle Fosse ardeatine.