Maxi operazione dei carabinieri di Roma, che hanno sgominato e tratto in arresto i membri di una banda di origine cinese, attiva in Italia nello spaccio di stupefacenti e dedita anche allo sfruttamento della prostituzione.
Il blitz dei militari è scattato all’alba di oggi, venerdì 24 marzo, tra Lazio, Toscana e Grecia. Si trovava proprio in Grecia, secondo gli inquirenti, la base di spaccio che forniva gli stupefacenti da smerciare nel nostro Paese. 47 persone, tra cittadini cinesi, filippini e italiani, sono finite in manette. Le accuse nei loro confronti sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale e internazionale di sostanze stupefacenti e associazione per delinquere dedita allo sfruttamento della prostituzione.
L’inchiesta è stata condotta tra il 2021 e il 2022 dal Nucleo Operativo della compagnia di Roma Centro. A far scattare l’indagine era stata la testimonianza di un collaboratore di giustizia di nazionalità cinese. Quest’ultimo è stato definito dalle forze dell’ordine “un unicum in ambito giudiziario”: solitamente le organizzazioni criminali cinesi sono contraddistinte da un “forte ermetismo”.
Roma, in arresto banda cinese: trafficava metanfetamine in Italia e all’estero
Con l’aiuto del pentito, chi indaga è riuscito a raccogliere gravi elementi indiziari a proposito dell’esistenza di una solida organizzazione criminale. Gestito da cittadini cinesi, il sodalizio operava nel traffico nazionale e internazionale di metanfetamine (shaboo, yaba, ketamina). Il business delle droghe sintetiche veniva poi foraggiato anche grazie allo sfruttamento della prostituzione, perlopiù nel territorio romano.
Dei 47 indagati, 19 le custodie cautelari in carcere, 16 arresti domiciliari e 12 divieti di dimora. I provvedimenti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Secondo la testimonianza del pentito, al vertice della banda criminale c’erano tre donne. Le leader sarebbero state capaci di imporre ai membri dell’organizzazione rigide regole di comportamento. Il collaboratore di giustizia, ora al sicuro in una località segreta, ha spiegato come una di loro, chiamata Aiyng, fosse “la più temuta”, anche se “non infliggeva ritorsioni corporali”.