È la commovente storia di Sahiful Islam, 35enne originario del Bangladesh che dal 2019 si è stabilito nel quartiere Testaccio di Roma per portare avanti la sua attività di sarto dopo anni di gavetta in un atelier di Terni. Messo in ginocchio dai duri anni della pandemia e poi dalla richiesta anticipata di diverse mensilità per pagare l’affitto del locale, passato improvvisamente nelle mani di un nuovo proprietario, Sahiful è stato salvato dai residenti che, grazie ad un semplice passaparola, gli hanno permesso di sanare il suo debito, mantenendo in piedi il sogno che con tanta fatica era riuscito a realizzare.

Sarto Roma salvato dai residenti: la commovente storia di Sahiful Islam

A raccontare la storia di Sahiful Islam è Il Messaggero. 35 anni, originario del Bangladesh, Sahiful è arrivato a Roma dopo anni trascorsi nella città di Terni, dove si è mantenuto imparando a cucire abiti da sposa all’interno di un atelier locale. Nella Capitale, a partire dal 2019, ha aperto, nei pressi di piazza Santa Maria Liberatrice, una propria attività, una sartoria, “un lavoro, ma soprattutto un sogno”, frutto di tanti sacrifici, che all’improvviso ha rischiato di perdere. Dopo i duri mesi della pandemia, duranti i quali – come tante altre piccole attività – ha fatto fatica a restare a galla, un improvviso cambio di proprietà del locale che ha adibito a negozio gli ha fatto crollare il mondo addosso: a malincuore si è reso conto di non potersi permettere di pagare le tre mensilità anticipate richiestegli dal nuovo locatore, rischiando di dover chiudere.

“Non ho avuto nessun problema economico fino allo scorso mese – ha raccontato Sahiful al quotidiano romano – come tutti i commercianti e gli imprenditori, la piccola attività ha sofferto durante i mesi del Covid ma poi mi sono ripreso. Superati i momenti difficili della pandemia, ho ripreso con un ritmo regolare. A febbraio poi mi è caduto il mondo addosso. I nuovi proprietari si sono presentati chiedendo tre mensilità e una scadenza ravvicinata. In pochi istanti sono passato da avere una discreta attività a un debito di oltre 2mila euro. Mi sono rivolto subito all’avvocato e al commercialista ma l’emergenza era comunque trovare i soldi nel più breve tempo possibile”. A venire in suo soccorso, i residenti del quartiere che, attraverso un semplice passaparola, sono riusciti a far partire una vera e propria rete di solidarietà, salvando la sua attività dal rischio, concreto, di una chiusura.

Giacche e pantaloni, tende e camicie da riparare: tutti si sono mobilitati per trovargli quanto più lavoro possibile, scongiurando il peggio. “In pochi giorni – ha spiegato commosso Shaiful – ho incassato mille euro che ho potuto dare come saldo iniziale. Poi ho raggiunto la quota che mi era stata richiesta. Tutto questo grazie non solo ai clienti più affezionati che mi hanno dato tanto, tantissimo lavoro, ma anche ai nuovi che si sono rivolti a me per delle riparazioni. Alcuni residenti hanno portato qui anche gli abiti degli amici e dei parenti. Un’attenzione che davvero mai avrei potuto immaginare e di cui sono davvero grato e riconoscente”. La sua attività non è solo il frutto di tanti anni di lavoro – una vera e propria gavetta – e di stenti economici; è un vero e proprio sogno, che ha permesso a Shaiful, per anni, di vivere della professione che ama, nel Paese e nella città che lo hanno accolto. Ora, dice, questo sogno è salvo. E ciò è stato reso possibile grazie a quanti hanno preso a cuore la sua storia, aiutandolo. “Non mi aspettavo una reazione così calda e tanta partecipazione da parte dei miei clienti”, ha detto, orgoglioso e toccato da quanto accaduto.