Le aspre diatribe legali che riguardano Donald Trump vanno avanti proprio mentre i due partiti americani, Repubblicano e Democratico, stanno decidendo il da farsi in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Al momento tutto lascia pensare che si andrà verso un remake del 2020 quando a sfidarsi furono Trump, allora presidente, e Biden, attuale presidente. Il Partito Democratico non è riuscito ad organizzare una degna successione all’attuale presidente, non lo è Kamala Harris che per certi versi ha disatteso le aspettative. Nel GOP, invece, è Trump a detenere ancora la leadership checché se ne dica e nonostante l’esito deludente delle midterm elections.

Sondaggi: Trump cresce tra i repubblicani

Uno studio condotto dalla Monmouth University ha messo in luce questa crescita, per certi versi paradossale, di Donald Trump. Lo studio, condotto dal polling institute della suddetta università, consiste in un sondaggio sottoposto a 521 elettori repubblicani dal quale è emerso Donald Trump quale leader più popolare all’interno del partito con il 41% dei consensi. Seguono Ron DeSantis con il 27%, Nikki Haley con il 3% e la restante parte è divisa su altre figure come Mike Pence o Mike Pompeo. Per Trump è una crescita importante: un mese fa sia lui che DeSantis godevano del 33%. Se torniamo a dicembre 2022 il Tycoon era addirittura sotto: 26% contro 39%. Eravamo in pieno effetto midterm e con DeSantis fresco vincitore delle elezioni in Florida. La forbice si riduce se gli elettori repubblicani vengono sottoposti ad un referendum tra uno o l’altro: 47% Trump, 46% DeSantis.

A chi piace Trump

La ricerca, poi, fa emergere un altro aspetto interessante: Trump piace soprattutto all’ala più radicale del partito Repubblicano. Quindi a chi si ritiene “molto repubblicano” oppure “ultra conservatore”. Trump, quindi, piace a quella parte di partito definita MAGA (Make America Great Again).

“Più agiscono le istituzioni, più cresce Trump”

Per meglio interpretare i dati della ricerca abbiamo contatto il direttore dell’istituto di ricerca che ha condotto lo studio, il professor Patrick Murray, il quale ha profilato per noi la fisionomia del repubblicano trumpista: “Donald Trump detiene un forte sostegno all’interno del movimento MAGA, che si occupa meno di questioni politiche e più della politica di protesta. Nello specifico, chi sta nel MAGA crede che le istituzioni politiche americane stiano cercando di minare il loro modo di vivere e la cultura americana così come la vedono. Trump è l’incarnazione di questa protesta“.

Parlavamo delle diatribe legali in corso. Ecco perché abbiamo chiesto a Murray se è corretto ritenere la questione che il possibile arresto di Trump possa essere un modo, nelle mani dell’aspirante candidato, per rinvigorire quei sentimenti anti-establishment da cui sono animati i suoi elettori. Murray non ha avuto dubbi: “Proprio perché Trump incarna quel sentimento di protesta che dicevo sembra che più il suo comportamento venga sottoposto a controllo legale, più viene sostenuto come vittima di quelle istituzioni. E non come qualcuno che ha cercato di minare quelle istituzioni”.

Sarà forse per questo che i media americani parlano di uno “show” organizzato da Trump per attirare l’attenzione su di sé e, probabilmente, per mobilitare i suoi elettori più fedeli.  Lo stesso procuratore distrettuale di Manhattan che sta indagando sull’ex presidente Usa, Alvin Bragg, ha detto al New York Times che Trump: “Ha creato una falsa aspettativa sul suo arresto”.