Dopo decenni di attese e smentite, c’è una data per l’inizio dei lavori per il Ponte sullo stretto: l’obiettivo del ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini è posare la prima pietra entro due anni e completare la costruzione nei cinque anni successivi. Dopo il decreto che ha ripristinato la società Stretto di Messina S.p.a. continua dunque il lavoro del Governo per procedere alla realizzazione dell’opera. Il Ponte continua però a dividere l’opinione pubblica tra entusiasti e detrattori tra cui spiccano associazioni ambientaliste come Legambiente e Wwf.
Ponte sullo stretto, Domenico Furgiuele (Lega): “l’inizio dei lavori è un traguardo storico”
In questa intervista esclusiva a TAG24 Domenico Furgiuele, vice capogruppo alla Camera della Lega e segretario in Commissione Trasporti commenta il percorso che porterà alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Onorevole Furgiuele, può spiegarci come si articolerà, a livello operativo, il percorso che porterà all’inizio dei lavori per costruzione del Ponte?
Il primo passo è stato compiuto con il decreto del 16 marzo che ha consentito il ripristino della Società Stretto di Messina S.p.A. Questo è il punto di avvio per la progettazione, l’approvazione e l’esecuzione del progetto. Ora servirà circa un anno per ripristinare le prerogative che erano state sospese dal governo Monti il quale aveva pagato una penale di ben 300 milioni di euro per la sospensione dei contratti. Dopodiché si avvieranno i lavori che contempleranno sia la partecipazione dello Stato sia la compenetrazione positiva del privato. Questa compenetrazione dovrà riguardare soprattutto la gestione perché stiamo parlando di un’opera monumentale i cui oneri saranno importanti.
Perché il Ponte sullo Stretto è così importante, soprattutto per il Sud?
Innanzitutto il Ponte è un’opera epocale che finalmente abbatte le posizioni ideologiche che hanno fatto frenare lo sviluppo del Mezzogiorno e hanno impedito di ottimizzare risorse che poi sono andate perse e bruciate. Basti pensare ai 300 milioni cui facevo riferimento prima.
Il Ponte sullo Stretto è invece un’opera fondamentale per creare opportunità di sviluppo tanto per i territori che ne usufruiranno direttamente quanto per il Paese intero. La costruzione dell’opera risponde, peraltro, alle esigenze espresse anche dall’Europa: il Ponte rientra nelle reti TEN-T ponderate già venti anni fa dalla UE per creare opportunità di interconnessione tra merci e persone.Per quanto riguarda i costi, gran parte dei fondi del Pnrr sono destinati alle reti ferrate tra cui il Ponte rientra. Si pensi al vantaggio che otterranno le 400 mila aziende siciliane e le 150 mila aziende calabresi che oggi impiegano, per andare da una parte all’altra, 2 ore su rete ferrata e 50 minuti su rete gommata. Per di più su tratterà di un’opera ecologica: è stato dimostrato come l’inquinamento prodotto in una sola traghettata sia maggiore di quello eventualmente prodotto dalle 120 auto oggi imbarcate che un domani transiteranno per il Ponte. Ciò dimostra come il mito del Ponte che non rispetta la natura sia falso, anche perché i piloni verranno messi su terra ferma e non toccheranno le correnti dello Stretto.
La critica più frequente è che servirebbe, prima del Ponte, ammodernare le strade in Sicilia e Calabria. Cosa risponde?
Questo governo esce dalla logica dell’alternatività, per cui la realizzazione di un’opera esclude la possibilità di fare altro. Io sono segretario della commissione Trasporti e ho audito questa settimana Rfi, Rete ferroviaria italiana. Ebbene, proprio Rfi ci ha comunicato come ci sia ampia copertura di risorse per lo sviluppo delle reti ferrate di Alta velocità e Alta capacità. Parliamo di una copertura che lo stesso amministratore delegato ha definito «potenza di fuoco». Abbiamo dunque la possibilità di fare grandi investimenti. Tra l’altro il Ponte sullo Stretto può diventare attrattivo anche dal punto di vista turistico perché sarà un’opera monumentale che riporterà la Nostra nazione al posto che le è stato assegnato dalla storia.
C’è un dialogo con la regione Sicilia e la regione Calabria?
Il dialogo è costante. L’opera è stata perorata sia dal presidente Occhiuto che dall’ex presidente Musumeci e l’attuale presidente Schifani.
Quali altre grandi opere servono al Mezzogiorno?
Al Sud serve un’opera che forse è ancora più grande del ponte sullo Stretto e che il Governo sta perseguendo: la sburocratizzazione. Lo snellimento della burocrazia è il vero nodo per permettere lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia. Il potere burocratico, annidato nei ministeri e nelle sedi regionali, ha purtroppo frenato lo sviluppo del Sud. Troppo spesso infatti le risorse sono arrivate e non sono state spese, e non mi riferisco solo al settore delle costruzioni. Si pensi alla cultura, all’ambiente e a tutti quei settori propedeutici allo sviluppo del turismo che dovrebbe essere uno dei principali volani dello sviluppo regionale.