Sette anni di reclusione. È questa la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti della donna di Pavia accusata di aver abusato della figlia di quattro anni insieme a due uomini. Dopo anni di indagini e processi, per la donna, oggi 57enne, si aprono ora le porte del carcere. In Friuli un uomo di 40 anni è stato invece rinviato a giudizio con le accuse di sequestro di persona, lesioni personali e minacce per aver organizzato una spedizione punitiva nei confronti del giovane sospettato di aver abusato sessualmente della figlia di 13 anni dopo averla stordita con degli spinelli. I fatti risalgono al 2020.
Madre abusa della figlia a Pavia: condannata a 7 anni di carcere
È una storia drammatica, quella che ha coinvolto per anni una bambina di Pavia, abusata dalla madre a partire dall’età di quattro anni, e per cui si è fatta giustizia solo ora. Dopo undici anni di indagini e processi, è arrivata, infatti, da parte della Corte di Cassazione, la sentenza di condanna nei confronti della donna, oggi 57enne. Per lei si sono aperte le porte del carcere. Tutto è iniziato quando la vittima, ora maggiorenne, ha trovato il coraggio di denunciare le violenze subite ad una coetanea e poi alla compagna del padre, facendo scattare la denuncia. Dalle indagini degli inquirenti è emerso che gli abusi sono andati avanti per ben nove anni, dal 2003 al 2012, da parte della madre, ma anche del vicino di casa della donna e di suo fratello. Entrambi sono già stati condannati in via definitiva: il primo a cinque anni, dopo il rito abbreviato; il secondo a due, per aver patteggiato la pena. La madre, difesa dagli avvocati Antonella Achilli e Antonio Mariotto, si è sempre proclamata innocente; per i giudici, non solo avrebbe favorito le violenze da parte dei due uomini, ma vi avrebbe anche preso parte attivamente. Per questo dovrà scontare sette anni di reclusione. Troppo pochi, secondo molti, considerando il danno apportato alla figlia, vittima di violenza fin dalla tenera età in un contesto, quello familiare, in cui avrebbe dovuto sentirsi al sicuro ed essere protetta.
In Friuli un uomo è stato rinviato a giudizio per aver aggredito il giovane sospettato di aver violentato la figlia
“Ti torturo per quattro giorni e poi ti uccido”. Sono queste le minacce che un uomo di 40 anni avrebbe rivolto al giovane sospettato di aver abusato sessualmente della figlia 13enne dopo averla stordita con degli spinelli. I fatti risalgono al giugno del 2020. Venuto a conoscenza di quanto accaduto alla ragazzina – con cui non poteva vivere da quando gli era stata revocata la patria potestà – l’uomo, secondo quanto riportato dal Gazzettino, aveva organizzato una spedizione punitiva nei confronti del sospettato, aggredendolo verbalmente e fisicamente. Con un sotterfugio, il giovane era stato portato nell’abitazione dell’imputato e sequestrato. Cosa sia successo all’interno dell’appartamento da quel momento non è chiaro.
La vittima sostiene di essere stata minacciata di torture e di morte e di essere stata aggredita fisicamente con una spranga e una padella, riportando lesioni alla schiena e al ginocchio. Stando ai suoi racconti, sarebbe riuscita a salvarsi approfittando di un momento di distrazione del 40enne, gettandosi dal terrazzino dell’appartamento, al primo piano di uno stabile, e cadendo su una tenda. Dal canto suo, l’imputato sostiene di aver perso la testa, ma di non aver chiuso in casa il giovane, che a breve sarà giudicato per i presunti abusi sessuali nei confronti della 13enne. L’uomo è stato invece rinviato a giudizio. Davanti ai giudici dovrà rispondere alle accuse di sequestro di persona, lesioni personali e minacce.