MINO PECORELLI MORTE – Il 20 marzo 1979, a un anno dalla strage di via Fani, viene ucciso il giornalista Mino Pecorelli, depositario dei segreti inconfessabili della Prima Repubblica: dal Golpe Borghese ai soldi sporchi di Sindona, dai finanziamenti della DC alla P2 di Licio Gelli, al caso Moro. Materiale dunque esplosivo, pericoloso.
In un’intervista esclusiva, la sorella Rosita Pecorelli, racconta di aver mandato la lista dei prelati corrotti e iscritti alla massoneria a Papa Luciani, il 27 settembre 1978. Quella stessa notte però il Papa muore, dopo soli 33 giorni di pontificato, in circostanze mai del tutto chiarite.
Mino Pecorelli morte, la testimonianza della sorella sui nomi fatti a Papa Luciani
Da anni tantissimi anni, la domanda che ci si pone è, chi abbia ucciso Pecorelli, e per mano di chi.
Nella puntata di Atlantide, Andrea Purgatori ha ripercorso tutto il lavoro di Pecorelli, i suoi contatti, le inchieste, le piste battute e quelle ancora aperte. Tra le tante testimonianze, quelle della sorella Rosita, del figlio Stefano, del collega Paolo Patrizi. Lo studio televisivo ha visto presenti i giornalisti Antonio Padellaro, Raffaella Fanelli, e Nicola Biondo, con la vignetta di Mauro Biani.
Ecco le tristi parole di Rosita: “Mino il giorno prima aveva mandato a Papa Luciani l’elenco dei prelati infedeli. La notte Papa Luciani è morto. Lui, so che doveva prendere posizione seria nei confronti di questi prelati, quindi qualche sospetto è venuto fuori“.
Chi era il giornalista Mino Pecorelli e come è stato ucciso
Chi era il giornalista Mino Pecorelli, ucciso per aver denunciato corruzione e malcostume. All’anagrafe Carmine Pecorelli, Mino è nato il 14 settembre 1928 a Sessano del Molise, in provincia di Isernia. Ha studiato nell’Università degli Studi di Palermo. È stato anche un avvocato e scrittore, che nell’ambito del giornalismo si occupò d’indagine politica e sociale. Già capo Ufficio Stampa del ministro DC Fiorentino Sullo, fondò l’Agenzia di Stampa ‘Osservatore politico’, dal cui nacque nel 1968 l’omonima rivista. Questa trattava appunto di politica, scandali e indiscrezioni. Quelle indiscrezioni che purtroppo, gli costeranno anche la vita. Tra le sue inchieste più importanti, lo scandalo Italpetroli, il caso Lockheed e il caso Sindona, oltre a diverse inchieste scottanti sull’infiltrazione della massoneria nella alte sfere dello Stato Vaticano. Toccò tutti i poteri forti, pagando con la vita, e il suo bersaglio principale fu Giulio Andreotti. A distanza di 44 anni non è ancora chiaro chi l’abbia ucciso e perché.
Il 20 marzo 1979 è stato assassinato in auto mentre lasciava la redazione del suo giornale ‘OP’, nel quartiere Prati di Roma. Prima di morire tragicamente, Pecorelli aveva denunciato dalle colonne del suo giornale, importanti episodi di corruzione e malcostume, con tanto di anticipazione documentatissime. Dalla sua rivista, ha attaccato anche i poteri forti, in particolare il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, rilanciando le accuse contenute nel famigerato memoriale di Moro, rinvenuto nel covo BR di via Monte Nevoso.
Il processo per la sua uccisione aver un iter lunghissimo, al termine del quale Andreotti sarà assolto nel 2003 dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio.